L’osteoporosi è una malattia delle ossa caratterizzata da riduzione della massa ossea e alterazione della microarchitettura scheletrica, che le rende più fragili e suscettibili a fratture. Spesso definita “epidemia silenziosa”, colpisce 5 milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto donne in menopausa e anziani, ma può interessare anche uomini e giovani in condizioni particolari. L’osteoporosi spesso rimane invisibile fino alla prima frattura, seconda solo alle patologie cardiovascolari per numero di casi, agisce silenziosamente, in quanto non da alcun sintomo, indebolendo le ossa e si manifesta quando è già in fase avanzata. Per capire come diagnosticarla, prevenirla e quali sono i fattori di rischio abbiamo parlato con Oscar Massimiliano Epis, direttore della Reumatologia dell’Ospedale Niguarda di Milano.
Il nome “osteoporosi” significa “osso poroso” e indica la formazione di cavità che alterano l’osso indebolendolo. “La familiarità è uno dei principali fattori di rischio - spiega Epis - ma non è l’unico. Le probabilità aumentano per esempio in chi consuma pochi latticini, in chi soffre di malattie reumatiche o patologie da malassorbimento come la celiachia, in chi ha utilizzato a lungo cortisonici, e in chi presenta ipercalciuria. Più a rischio anche le pazienti operate di tumore al seno e in terapia con inibitori dell’aromatasi. Fumo, abuso di alcol e avanzare dell’età completano il quadro. Nelle donne si ha un'accelerazione nella perdita di massa ossea soprattutto dopo la menopausa, quando la produzione di estrogeni cala bruscamente”.
La diagnosi parte dall’anamnesi, durante la quale lo specialista valuta familiarità, stile di vita, abitudini alimentari e comorbidità. Seguono esami del sangue e urine, utili a escludere cause secondarie. Ma la conferma arriva dagli esami specifici: la moc (mineralometria ossea computerizzata), che misura con precisione la densità minerale dell’osso. “le terapie disponibili oggi sono molto efficaci, permettono di rallentare la progressione della malattia e in alcuni casi anche di migliorare la massa ossea, ma la loro efficacia dipende dalla costanza. A un anno dall’inizio della cura solo la metà dei pazienti la prosegue. Per questo è necessario sensibilizzare sull'aderenza ai trattamenti e la diagnosi precoce: chi presenta uno o più fattori di rischio, ad esempio, dovrebbe valutare un controllo già intorno ai 50 anni”.
Un ruolo decisivo lo gioca la prevenzione. La vitamina D è fondamentale per l’assorbimento di calcio e fosforo: “L'apporto di vitamina d con la dieta e' scarso; infatti la sua sintesi avviene soprattutto esponendosi al sole per almeno mezz’ora al giorno, soprattutto da maggio a settembre, scoprendo viso, braccia e gambe. Se la vitamina D è insufficiente, è fondamentale supplementarla. Sul fronte alimentare è utile garantire un buon apporto di calcio con latte e derivati, ma anche con mandorle, broccoli, spinaci e soia. Una fonte importantissima di calcio, spesso sottovalutata, è l'acqua. Infine l’attività fisica è importante sin da giovani — conclude epis — perché contribuisce alla formazione del tessuto osseo e, nelle donne, consente di arrivare alla menopausa con uno scheletro più forte. E' importante mantenere l'attività fisica anche nelle persone anziane al fine di ridurre il rischio di cadute. Le attività più consigliate sono camminare, correre, fare ginnastica, andare in bicicletta o ballare; meno efficaci invece gli sport praticati in assenza di gravità, come il nuoto, ma l’importante è muoversi regolarmente”.
In sintesi l’osteoporosi è una malattia silenziosa ma prevenibile. Un corretto stile di vita, una dieta equilibrata, attività fisica regolare e controlli periodici possono proteggere le ossa per tutta la vita. La chiave è anticipare il problema prima che si manifestino fratture, adottando strategie che rafforzino le ossa e riducano i rischi.