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Stefania Pezzopane, la pasionaria anti-Cav pescata con l'ex narcos

di Matteo Legnani venerdì 31 ottobre 2014

4' di lettura

Avrà anche misure ridotte, ma una vita sola non le basta. «Io sono alta 1,50 scarso. Berlusconi e più alto di me, ma non di tanto», ha detto una volta Stefania Pezzopane. E in questa dichiarazione c’è molto di lei, delle sue due esistenze. C’è il Cavaliere, sua ossessione e suo metro di paragone. E c’è il luogo in cui l’ha pronunciata, ovvero la trasmissione Un giorno da pecora, che ha tenuto a battesimo la sua nuova incarnazione gossippara. Proprio nello studio del programma di Radio Due, infatti, la Pezzopane ha ricevuto a settembre una proposta di matrimonio dal suo attuale fidanzato, Simone Coccia Colaiuta. Proposta, va detto, rispedita al mittente: «Ci devo pensare, la risposta la darò al momento giusto», disse lei. E lui se la pigliò in saccoccia in diretta. Ma la loro resta una bella storia, romantica. Si sono conosciuti all’Aquila, di cui lei è stata presidente della Provincia nei mesi bui del terremoto. Il primo incontro è avvenuto in bar, al Gran Caffè. «Lui mi ha salutata, mi ha detto che mi stimava, ci siamo presi un caffè ed è nata un’amicizia che è durata un bel po’ e poi si è trasformata in altro». Bravi, tanti auguri, che c’è di strano? C’è che lui ha 30 anni e lei 54. Vabbè, questa è una curiosità da rotocalco: di cinquantenni che si trovano il toy boy è pieno il mondo. Simone, però, è un toy boy particolare. Alto, statuario, tatuatissimo, ha un passato da spogliarellista (anche se la Pezzopane ci tiene a precisare: «Non l’ho mai visto esibirsi»). Ma, soprattutto, è stato un corteggiatore nel programma di Maria De Filippi Uomini e donne. E qui c’è il primo cortocircuito, che ha a che fare con la vita precedente della minuta Stefania: quella da antiberlusconiana di ferro. I primi schizzi di celebrità la nostra li ottenne subito dopo il sisma aquilano. Si distinse perché sparava a palle incatenate contro Silvio e il suo governo. Strinse anche un sodalizio con Sabina Guzzanti, cementatosi con l’uscita del docu-film Draquila. Sul sito di Sabina si trova ancora la commossa recensione che ne fece la Pezzopane. La Guzzanti, secondo lei, aveva risposto per le rime alla «violenta disinformazione che il governo aveva orchestrato alla perfezione sul set del terremoto»; aveva rotto il «muro del conformismo» raccontando «l’abbandono a cui l’Aquila era stata lasciata a marcire» (che si dica «l’abbandono in cui»? Mah). Scriveva la Pezzopane, citando l’amica Sabina: «Quando gli aquilani si sono accorti di essere stati gabbati, le telecamere erano ormai spente o impegnate su altri scenari, come Messina, Hayti» (che si scriva Haiti?). E aggiungeva che per l’Aquila era stata utilizzata «una strategia comunicativa infernale che ha inventato proprio Berlusconi, e che nessun altro può usare come lui che le telecamere le comanda a suo piacimento». Peccato che dell’inferno catodico berlusconiano la Pezzopane si sia servita ampiamente, in questi mesi. Il suo fidanzato (da cui si fa accompagnare in Senato) viene appunto da Uomini e donne. Ma c’è di più: dopo il rifiuto iniziale, pare che i due potrebbero effettivamente sposarsi. E sapete dove l’hanno annunciato? A Domenica Live, nel salotto di Barbara d’Urso. Si sono pure baciati in diretta. Più berlusconismo televisivo di così, si muore. Eppure la Pezzopane l’astio per Silvio l’ha sempre coltivato. Divenuta senatrice, è stata vicepresidente della Giunta per le immunità. Cioè quella che ha sbattuto il Cav fuori dal Parlamento. E Stefania era in prima linea nel sostenere la cacciata. Non molto tempo fa, poi, a chi le rinfacciava la relazione con l’ex tronista, la Pezzopane rispondeva, piccata: «Berlusconi è più scandaloso di noi», con evidente riferimento alle «cene eleganti». E qui c’è l’ennesimo cortocircuito. Perché la cara Stefania fa la difficile con le frequentazioni altrui. Ma un po’ meno con le proprie. Dal sito Malabellavita.it apprendiamo che la Pezzopane dovrebbe realizzare la prefazione alla terza edizione di un libro (Malabellavita, appunto) firmato da Gennaro Bonifacio, detto Rino. Chi è costui? È il signore con gli occhiali che appare nelle foto che pubblichiamo, in compagnia della senatrice e del suo fidanzato. Dal libro, si evince che Bonifacio è stato, prima di ravvedersi, una specie di re dei narcotrafficanti. Tre condanne, 18 anni di vita (su 45) passati in 11 carceri diverse. Accusato due volte di associazione di stampo mafioso (poi assolto). Tra i primi a importare l’ecstasy in Italia. Come ha scritto Stefano Lorenzetto, nel 2001 a Bonifacio fu sequestrato «il più grande quantitativo di stupefacenti mai scoperto fino ad allora in Italia, una tonnellata di cocaina, arrivata dalla Colombia nel porto di Livorno occultata dentro blocchi di marmo sottoposti a sapiente carotaggio (…). Altri 250 chili li bloccò la Guardia di finanza al casello di Binasco, altri 150 era già riuscito a piazzarli. La Direzione distrettuale antimafia di Milano documentò un traffico complessivo di 4,7 tonnellate, sufficienti a confezionare 14 miliardi di dosi». Però. Questo è il signore che vedete placidamente accomodato nella vasca idromassaggio con la Pezzopane. Mica è illegale, eh. Tanto più che se un ex narcos può cambiare vita, figuriamoci se una pasionaria antiberlusconiana non può sbaciucchiarsi dalla d’Urso con un ex tronista. di Francesco Borgonovo

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