Roma, 16 gen. - (Adnkronos) - "In base ai documenti recentemente pubblicati dall'Agenzia Europea per l'Ambiente nel 2011 le emissioni di gas serra nell'Ue a 15 si sono ridotte del 3,5% rispetto al 2010 con un calo di circa il 14% rispetto ai livelli del 1990, mentre la discesa è stata meno marcata nell'Ue a 27 (-2,5% corrispondente ad un -17% rispetto al 1990)". E' quanto rileva Emanuele Vendramin del Rie in un intervento pubblicato nella newsletter del Gme nel quale traccia un bilancio della situazione europea ed italiana alla chiusura del periodo di riferimento del Protocollo di Kyoto. Cinque Stati membri (Francia, Germania, Grecia, Svezia e Gran Bretagna) raggiungeranno il proprio target esclusivamente tramite le misure domestiche. I rimanenti dieci, tra cui l'Italia, dovranno, invece, ricorrere all'impiego dei meccanismi flessibili. Attualmente, in base ai dati dell'Agenzia Europea per l'Ambiente, osserva Vendramin, "le emissioni italiane nel 2011 si attestano a quota 490,3 Mton, in diminuzione di 11,1 Mton rispetto al 2010 (-2,2%) ed inferiori di 29 Mton (-5%) rispetto ai livelli del 1990". Per il 2012, anno per il quale i dati non sono ancora disponibili, il Rie stima "un'ulteriore contrazione delle emissioni fino a quota 472 Mton, in diminuzione di 18,3 Mton rispetto al 2011 (-3,7%) ed inferiori dell'8,6% rispetto ai livelli del 1990". Per la prima volta, ammette, "l'Italia si attesterebbe su valori inferiori al target previsto dal Protocollo di Kyoto (483,3 Mton)". Se venissero confermate le previsioni, il gap emissivo annuo italiano, considerando anche i carbon sinks e il ricorso ai crediti internazionali (Aau, Cer, Eru), risulterebbe compreso, secondo l'analista del Rie, "tra un valore minimo di 5,5 Mton (nel caso i crediti Cer generati ammontino a 2 Mton/anno e nel caso vengano riconosciuti assorbimenti per 16,3 Mton/anno) ed un valore massimo di 15,9 Mton (nel caso i crediti Cer generati ammontino a 1,8 Mton/anno e nel caso vengano riconosciuti assorbimenti per 6,1 Mton/anno)". Da questi dati, per Vendramin, si possono trarre due importanti considerazioni: "la prima è che la crisi economica e finanziaria, che ha attanagliato il nostro Paese tra il 2011 ed il 2012, e la contemporanea caduta del carbon market hanno sicuramente giovato alla riduzione delle emissioni e dei costi per la compliance di Kyoto. La seconda -conclude l'esperto del Rie- è che la strategia mostrata dal governo italiano, che ha rimandato fino all'ultimo la predisposizione di piani di acquisto per i crediti internazionali, scelta che nel 2008 poteva sembrare molto rischiosa poiché tutti gli analisti erano concordi nel prevedere una crescita dei prezzi della CO2, si sta invece rivelando vincente".