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Verdone: "Magari morissi democristiano. Basta con Berlusconi e Belen"

L'attore: "Non ne posso più, né di Berlusconi, né di Belen, né della politica"
di Francesca Canelli domenica 6 ottobre 2013

Carlo Verdone

2' di lettura

Non è divertente l'intervista di Carlo Verdone al Fatto Quotidiano, ed è lui stesso ad ammetterlo: "Avrei voluto darvi un'intervista spiritosa, avrei voluto ma non ce l'ho fatta". E' amareggiato, il regista e attore romano, non sopporta più l'Italia dei giorni nostri. "Mi sono rotto le palle - dice -, non ce la faccio più a leggere di due personaggi che da soli occupano l'80% delle notizie italiane". Toto-nomi: parla di Balotelli e Beppe Grillo? Sbagliato. "Noo - rivela Verdone -: Berlusconi e Belen. Non ne posso più. Il matrimonio di Belen ci ha perseguitato per 20 giorni. Prima se fa, poi nun se fa, poi il prete ha detto de sì, poi du' preti hanno detto de no, aspetto il figlio, poi non aspetto il figlio. Basta. Pietà. Abbiamo queste due B, Berlusconi e Dudù glieli risparmio e poi ne abbiamo una terza. Barcone. Una vergogna senza limiti. Centinaia di poveracci morti in modo atroce con qualche peschereccio che ha anche evitato di soccorrerli".  La nostalgia democristiana - "Siamo arrivati a rimpiangere la politica di ieri", confessa Verdone. E sul futuro, si sbilancia. "Ma magari morissimo democristiani, ci metterei una firma - dice -. Li abbiamo presi in giro e avversati, ma oggi purtroppo giungo a una conclusione tragica. Erano migliori dei loro eredi e pur nell'ipocrisia, avevano il buon gusto di non trasformare le loro avventure private nella soap preferita della nazione. Poi erano preparati e, porca pupazza, avevano una loro dignità". E oggi? In questi giorni, in cui "Alfano fondava una corrente a cui non aderiva, Santanchè fluttuava da diva disneyana, Scilipoti inneggiava alle bastonate da riservare ai traditori e in un clima da suburra, tra pianti e tifo da stadio, andava in scena un circo". Un Verdone disilluso, insomma, che da uomo storicamente di sinistra sogna di morire nel nome dello scudocrociato. Una nuova diccì. Magari proprio con Alfano (ed Enrico Letta). Su Grillo - L'attore, poi, parla anche del comico e leader del M5S, Beppe Grillo. "Mi sforzo di capirlo. Alcune volte mi sembra onesto, altre non lo comprendo, faccio fatica. Potrebbe collaborare di più, ma non lo giudico. Può darsi che valuti senza torti l'ipotesi di un'alleanza come l'ultimo capitolo dell'eterna commedia all'italiana". Commedia portata avanti anche, dice Verlone, dalla gente. "La gente è incazzata. Ma la gente, dirlo è onesto, ha le sue responsabilità. Si è fatta fregare perché ha studiato poco e male. Un popolo in letargo di azione e dinamismo ha delegato il futuro agli uomini sbagliati".

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