Intervista

Sanremo 2024, Alba Parietti: "Festival imprevedibile, chi ho visto crollare su quel palco"

Alessandra Menzani

Alba Parietti e Sanremo, una lunga storia d’amore che certo non si interrompe oggi che la showgirl non è in prima fila all’Ariston come è successo per 32 anni (nel 2023, a onor del vero, era in seconda): «Ci rido su», commenta. Era una delle certezze della vita, come Peppe Vessicchio sul podio o la polemica sui fiori che non si vedono. Ma Alba non si lascia abbattere per così poco. Ha condotto Sanremo nel 1992 con Pippo Baudo, poi il Dopofestival l’anno successivo e lo ha rifatto con Bruno Vespa nel 2004. Nel 1996 si voleva presentare in gara con i big, ma è stata scartata; è stata opinionista dell’evento in innumerevoli trasmissioni Rai, insomma è la memoria storica dello show che martedì 4 febbraio torna a rallegrarci le serate...

Anche se non sarà in prima fila all’Ariston, lo guarderà?
«Eh certo, lo guarderò a casa di amici, colleghi. Con il lavoro che faccio, certo non me lo perdo».

Cosa si aspetta da questa quinta edizione targata Amadeus?
«Niente, inutile giudicare prima. Sanremo si commenta dopo».

Ma ci dica almeno cosa pensa del cast femminile: Lorella Cuccarini, Teresa Mannino, Giorgia».
«Sono abituata ormai a Sanremo, non si possono fare previsioni, l’emozione gioca sempre un ruolo cruciale. Ho visto grandi professionisti andare in crisi totale, in modo imprevedibile».

Per esempio?
«Massimo Ranieri, proprio lo scorso anno, anche a detta sua non era in forma. E poi Maurizio Crozza quando venne fischiato e restò di sasso».

Allora ci dica: Chiara Ferragni lo scorso anno le era piaciuta?
«Non mi ha dato nessuna emozione. Ammetto che ormai si contano sulle dita della mano le volte in cui ricordo momenti davvero belli o che ti spiazzano. Uno di questi sicuramente l’esibizione di Ezio Bosso nel 2016».

Edizione peggiore?
«Guardi, se non mi è piaciuta una cosa non me la ricordo nemmeno, quindi non saprei dirle».

Dica almeno il vincitore degli ultimi anni che ha preferito?
«Simone Cristicchi con Ti regalerò una rosa».

Ma era nel 2007. Sono passati 17 anni.
«Appunto. Glielo ho detto».

Se la richiamassero alla conduzione, con chi le piacerebbe lavorare sul palco?
«Con Comici come Angelo Duro o Checco Zalone. Dire il nome di Fiorello è troppo scontato».

Perché loro?
«Perché mi sono stufata del politicamente corretto. È una leggenda, una ipocrisia. Non so se di destra o di sinistra, una idiozia perché si possono offendere pesantemente le persone utilizzando termini considerati legittimi; parimenti con parole ormai considerate tabù si può essere affettuosi e bonari. Dipende dal tono e caso per caso».

Oppure, ancora, come fa Zalone, con il termine per esempio “fro...o” non colpisce gli omosessuali bensì gli omofobi».
«Ci siamo capiti».

Ma lei la conduzione di Sanremo del 1992 la ricorda con piacere o con dispiacere?
«Con piacere».

Come è cambiata la tv?
«C’è stata una evoluzione naturale, come in ogni cosa. Gli anni Novanta erano i migliori, non perché erano i miei anni, ma perché c’era voglia di crescita. E i soldi, sì, c’erano e si spendevano».

Le donne in tv negli anni passati, soprattutto a Sanremo, erano figurine?
«Sì e no. Nella tv del passato c’erano Mina, la Carrà, la Sampò: le sembravano figurine, scusi? Le star di una volta avevano grande capacità di gestione. Parlando di oggi, ho maturato un certo disprezzo per i social. Hanno creato un sistema perverso che infatti non funziona e si è rivelato fallimentare: oggi si cercano volti televisivi in base al numero di like, tutto il contrario della logica».

In che senso?
«Le star dei social potrebbero essere fatte tranquillamente tutte dall’Intelligenza Artificiale, a tavolino, no? L’antitesi della tv e del talento. Per non parlare della politica: ce li vedrebbe Giulio Andreotti, Enrico Berlinguer, Giorgio Almirante su Tik Tok?».

No. Però lei, Alba, è molto attiva, vedo. Pubblica una quantità ingente di foto.
«Sì, è vero. Ma mi rendo conto di quanto siamo condizionati: prima pensavo che condividendo le immagini lo facessi per quattro amici, invece si diventa oggetto di chiacchiera di chiunque».

Tornerà in tv, alla conduzione?
«Guardi. Sono l’unica in Italia che fa un programma di successo che poi non viene rifatto. Prima c’era stata Grimilde, poi Non sono una signora, show su Raidue, che dopo otto mesi di stop è stato mandato in onda e si è visto che nel temutissimo vaso di Pandora non c’era nulla di sconveniente. Spero sempre che venga rifatto, di ripartire da lì, ma non faccio la martire. Sono presuntuosa: penso sempre di essere più forte delle critiche. Ho avuto tanto dal lavoro e dalla fortuna che non mi lagno».

E dall’amore. Si sposerà con Fabio Adami?
«No. Due persone che si incontrano in età adulta, con tanti trascorsi e esigenze diverse (abbiamo figli di età diverse) per fare funzionare l’amore credo che debbano viverlo in modo - diciamo - individualistico, ci sono abitudini radicate. Lui è dirigente delle poste, un mondo diverso dal mio, che lo diverte certo, ma l’esposizione mediatica non è facile per lui. E per dirla con una battuta: il matrimonio non è una cosa per vecchi. Meglio essere giovani e incoscienti».

Prima di incontrarlo è stata a lungo single.
«Ero convintamente single ed egoista, abituata a stare sola, lui forse era più portato alla vita di coppia e alle routine. Da subito abbiamo convissuto. Come cantava Ivano Fossati, “La costruzione di un amore ...spezza le vene delle mani”. È un lavoro tosto, ma anche una delle cose più belle della vita».