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Amadeus lascia Sanremo da vincitore: perché dopo di lui servirà un miracolo

di Fabrizio Biasin lunedì 12 febbraio 2024

3' di lettura

Il giorno dopo è quello dei bilanci, ma qui c’è poco da analizzare: ’sto Sanremo ha fatto il botto, record su record, l’ultimo nella serata finale, quella che ha incoronato Angelina Mango come trionfatrice dell’ambaradan e ha incollato davanti agli schermi 14,3 milioni di italiani con il 74,1% di share. La media della settimana? Eccola: 66% di share, l’88% tra i pregiatissimi (per i pubblicitari) 15-24enni e una raccolta di grano che ha sfondato quota 60 milioni di euro, un’enormità. Tutto questo bendiddio è merito di tutta la squadra Rai, ovvio, ma soprattutto di un paio di tizi, il sciur Amadeus e il compare Fiorello, lo sanno anche i sassi. Nell’ultima conferenza stampa (per ora) da direttore artistico del Festival, il signor Sebastiani viene sommerso dagli applausi e - lui che non tradisce mai un’emozione- si commuove. Poi, arriva la conferma, quella che nessuno (né il pubblico, né tantomeno i capoccioni di Viale Mazzini) avrebbe voluto ascoltare: «Dissi già a maggio che questo sarebbe stato l’ultimo festival, anche se nessuno ci ha creduto. Ringrazio Sergio per il desiderio di farmi proseguire, ma sento che ci dobbiamo fermare e pensare ad altro». E ancora: «Questo non significa che vado a fare l’eremita, ma che ho bisogno di trovare altre idee, altre sfide, altre scommesse». Definitivo.

E poco importa se è già previsto un incontro azienda-conduttore tra un paio di settimane, la decisione è presa e innesca una missione complicata: trovare un successore (o un pazzo) che accetti di raccogliere un’eredità così pesante. Parliamoci chiaro, siamo di fronte a una situazione simile a quella del Napoli post-scudetto, con Spalletti che abbandona, i papabili successori che rifiutano l’offerta e Rudi Garcia che accetta e fallisce clamorosamente, un po’ per colpa sua, un po’ perché prendere il posto di un fenomeno significa auto-condannarsi allo scomodo paragone.

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Amadeus di scudetti ne ha vinti cinque, uno in fila all’altro, ma soprattutto ha stravolto il pensiero degli italiani rispetto allo show: prima era un appuntamento gradito alla mia e tua vecchia zia, ora, grazie alle scelte musicali, agli ospiti, alle dinamiche, ai social, ai meme, alla brillantezza del prodotto, piace soprattutto agli under 30. Anzi, non ne possono fare a meno, al punto che gli appuntamenti “al sapor di Sanremo” buttati qua e là in mezzo alla stagione, funzionano a loro volta e creano un’attesa micidiale. E allora arriviamo al domandone: chi si prende la responsabilità? I nomi sono tanti, alcuni più avanti degli altri. Di Stefano De Martino abbiamo già scritto, è stato allertato ed è tra i più caldi, magari in co-abitazine col direttore artistico Carlo Conti. Altro nome, spinto da una parte della Rai, è quello di Alessandro Cattelan, anche se non convince del tutto. Terza possibilità: un volto femminile, non meglio precisato. Qualcuno parla di un Clerici-bis, altri della "ballerina" Milly Carlucci, altri ancora buttano là il nome della signora della domenica Mara Venier. Ma siamo solo alle boutade. La certezza è che “l’eletto” avrà un compito proibitivo, perché toccare i numeri del tandem Amadeus-Fiorello è praticamente impossibile.

Bisognerebbe tentare il miracolo, convincere il Sebastiani che, però, parla già da ex: «Quando al termine della finale sono salito sulla carrozza con Fiorello il primo pensiero è stato di grande gioia. È come quando finisce una partita e sollevi la coppa». E ancora: «Pressioni politiche? Mai avute, pur essendo stato attaccato da destra e da sinistra. Ringrazio l’Ad, prima ancora che cominciasse Sanremo mi ha detto che avrei potuto continuare a lavorare in totale libertà, non ho mai ricevuto una chiamata». Possibile che arrivi ora, ma il rischio è che il "chiamante" trovi il telefono spento: «Ora voglio passare del tempo con la mia famiglia e magari allo stadio a vedere l’Inter. Penso solo alla seconda stella...». 

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