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Edoardo Bennato smaschera la sinistra: "Come usano cantanti come Ghali"

lunedì 21 ottobre 2024

2' di lettura

Sono passati 39 anni da quel brano "Feste di piazza" in cui Edoardo Bennato irrideva le Feste dell'Unità, eppure ad oggi il suo pensiero non è cambiato. "L'importante è dire quello che pensi nelle canzoni e non fare comizi, come quel Ghali, che peraltro è già meno peggio di tanti altri che fanno canzoni senza senso - almeno per me", dice senza mezzi termini arrivando ad attaccare "una certa fazione politica" che "utilizza questi personaggi". E a buon intenditor...

Guai però a definirlo un artista di destra: "Io non mi sento niente, io sono un privilegiato". Per di più, aggiunge intervistato da La Stampa, "io la patente per fare questo mestiere l'ho avuta dalla sinistra a Civitanova Marche". Era il '73 quando "uscì il mio album e pensavo di avercela fatta". Ma dopo due settimane qualcosa è successo: "Mi chiama il direttore della Ricordi e dice: 'Nessuno lo compra perché la regola fondamentale di questo mestiere è la promozione. Quelli della Rai hanno detto che la tua voce è sgraziata, sgradevole. Il contratto è sciolto'. Ho imparato che in questo mestiere non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che tu riesci a imporre attraverso la promozione".

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A quel punto, prosegue, "mi giocai l'ultima carta. Andai a Londra. Con chitarra, armonica, kazoo, tutto da solo feci dei pezzi punk. Tornai e mi piazzai di fronte alla Rai a cantare, da lì passavano gli addetti ai lavori. Mi presentarono al direttore di Ciao 2001 che allora era il vangelo delle nuove generazioni. E lui mi mandò al Festival di Civitanova Marche. Lotta continua, Avanguardia operaia: c'era tutta l'intellighenzia di sinistra. E da lì mi iscrissero a tutti i festival e raduni collettivi della sinistra. Loro sono stati in grado di farmi diventare una leggenda. Il capo della Ricordi mi chiese 'Come hai fatto?". E io: 'Semplice: mi sono fatto raccomandare dalla sinistra'". Ma uno di sinistra questo non lo direbbe.

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