Fauda 5, la strage del 7 Ottobre in una serie tv

sabato 26 luglio 2025
Fauda 5, la strage del 7 Ottobre in una serie tv
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L’attesa quinta stagione della serie tv Fauda, in uscita all’inizio del 2026, sarà la prima produzione televisiva a portare sulla scena il massacro del 7 ottobre 2023 subito dalla popolazione israeliana residente nei territori al confine con la Striscia di Gaza. Il primo trailer della nuova stagione di Fauda, considerata la migliore serie thriller sull’unità antiterrorismo israeliana, è stato pubblicato due giorni fa dall’emittente Yes Tv che dal 2015 produce e trasmette la serie via via divenuta cult. Un successo, quello di Fauda, dieci anni fa esploso solo nello stato ebraico ma ben presto, già l’anno successivo, diffusosi anche nel resto del mondo grazie alla trasmissione delle prime quattro stagioni ad opera della piattaforma internazionale Netflix.

Nella nuovissima stagione che, nonostante il successo delle precedenti, non era stata data inizialmente per scontata ed è stata confermata solo- ironia della storia - a settembre del 2023, ovvero un mese prima della strage che ha cambiato la storia di Israele, vedremo proprio la ricostruzione del tragico assalto operato dai terroristi di Hamas ai danni della popolazione israeliana residente nella zona meridionale dello Stato sionista.

Il pogrom subito dai coloni ebrei sarà, dunque, con molta probabilità il punto di partenza della quinta stagione di Fauda nella quale gli ex ufficiali delle forze di sicurezza israeliane, l’attore Lior Raz (che nella serie interpreta il protagonista Doron Kabilio) e Avi Issacharoff, autori della serie che meglio racconta le mille trame del conflitto israelo-palestinese, si addentrano in una contemporaneità che mai come in questo caso si può definire ancora work (o war) in progress.

Va detto, infatti, che il successo delle prime quattro stagioni di Fauda, secondo la critica, si è fondato proprio sul crudo realismo con cui la serie ha mostrato scene girate esattamente nei luoghi dove i più efferati fatti del sanguinoso conflitto israelo-palestinese si sono consumati nel corso degli anni.

Per questo le indiscrezioni sul racconto scenografico del 7 ottobre ha suscitato al tempo stesso un’emozione globale, senza lasciare in realtà troppo sorpresa della scelta la fan base internazionale della serie che - a ben vedere - intimamente sapeva che la scrittura di una quinta stagione così prossima al susseguirsi degli avvenimenti non poteva allontanarsi proprio da quei fatti che ancora oggi lacerano la carne viva del popolo israeliano.

Dev’essere per questa coerente serie di connessioni tra realtà ancora drammaticamente in corso d’opera e sceneggiatura che gli autori della nuova stagione di Fauda hanno scelto senza remore - e uno stile perfettamente sionista - di prendere il toro per le corna, affrontarlo in tutta la sua brutalità, calandosi se possibile ancor più a fondo, nel pieno ribollire dello scontro politico e emotivo (oltre che bellico) in corso nei territorio a cavallo con la Striscia di Gaza. Un tragico ma inevitabile upgrade rispetto alle pur appassionanti stagioni precedenti che già avevano toccato picchi importanti di pathos e verismo narrativo. L’evoluzione drammatica della storia reale, del resto, ha toccato in prima persona gli stessi protagonisti della serie.

Idan Amedi, che interpretava il ruolo di Sagui, è rimasto gravemente ferito a gennaio dello scorso anno durante i combattimenti a Gaza. Anche altri attori della serie si sono nel frattempo arruolati in difesa di Israele.

I fronti, però, così come le lingue sono due. Da una parte il Mossad, l’agenzia dei servizi segreti di Tel Aviv, dall’altra i terroristi palestinesi che parlano arabo. E proprio araba è l’espressione scelta come titolo per la serie. Fauda, infatti, nell’idioma coranico significa caos. Probabilmente l’espressione davvero più calzante per descrivere un conflitto che da ottant’anni (non da due...) non sembra trovare la strada di una soluzione finalmente pacifica.

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