Brillante attrice teatrale, cabarettista, drammaturga, scrittrice, doppiatrice e… anti-Sinner! Stiamo parlando di Lella Costa, che si è concessa per un’intervista alla Gazzetta dello Sport e, a sorpresa, ha sganciato la bomba: “Mi è sempre piaciuto molto il tennis, anche se adesso giocano a dei livelli di forza e di velocità che più che ammirata mi fanno rimanere attonita. Sinner? Grande talento, ma non posso dire che mi stia simpatico, anche se so di espormi alla vergogna nazionale. Invece ho avuto la grande fortuna di conoscere Panatta a carriera terminata al Festival della Letteratura di Mantova: uomo irresistibile, spiritoso e intelligente, ci andresti in vacanza subito”.
Interista per passione, nel cuore della Costa ci sono ben altri sportivi: “Ho da sempre una grande ammirazione per Javier Zanetti, un uomo meraviglioso e un campione straordinario, come Giacinto Facchetti. Ho anche conosciuto il mitico Boninsegna, l’ho trovato follemente simpatico. E poi Lea Pericoli. Meravigliosa, di una bellezza rara e con un’eleganza naturale che mi hanno incantato. E poi Alex Zanardi, un incontro che tengo nel cuore con una persona fantastica”.
In uno spettacolo teatrale, divenuto poi libro e dal titolo Se non posso ballare... Non è la mia rivoluzione, Lella Costa ha raccontato le storie di 102 grandi donne, tra cui molte sportive: "Con una praticamente apro libro e spettacolo, Wilma Rudolph, una ragazzina a cui avevano detto che non avrebbe mai camminato per colpa della polio: ha vinto tre ori ai Giochi di Roma 1960. Ci sono tanti esempi bellissimi di eccellenze femminili che forse dovremmo raccontare ancora di più. La direzione è quella giusta, ma c’è tanto da fare. Resta la sensazione che nella percezione collettiva lo sport femminile sia sempre un po’ meno: è il famoso discorso della costola, deriva da quello maschile, quindi fa più fatica ad avere una sua specificità, anche a fronte di talenti clamorosi come ad esempio le nostre campionesse dello sci. In tanti sport, dal calcio al ciclismo, bisogna sempre aggiungere 'femminile' quando si parla di donne, quella parolina che va inserita perché è scontato che senza ci si riferisca agli uomini. È un po’ come se fossimo perennemente in Serie B, anche se chi promuove lo sport, dalle istituzioni ai vari comitati, ha oggi grande attenzione per la parità di genere. Forse tra i giovani qualcosa sta cambiando, me lo auguro".