La loro prima volta in Italia è stata un successone. Hanno assistito al concerto delle Blackpink in 50mila, tra cui Giorgia Meloni per accompagnare la figlia Ginevra. La premier in perfetto dress code, camicetta rosa e pantaloni neri, i colori del quartetto k-pop, era seduta in una zona riservata della terrazza vip nel grande spazio dell’Ippodromo La Maura, accanto all’ambasciatore coreano. Poco distante anche Michelle Hunziker con le figlie Sole e Celeste.
Età media dei numerosi fan accorsi a Milano al di sotto dei 30 che hanno finalmente potuto vedere dal vivo le quattro amatissime ragazze (Lisa, Jennie, Jisoo, Rosé dalla bellezza disarmante) cantare, ballare e coinvolgere il pubblico.
PREPARATE
Brave e preparate, nulla è lasciato all’improvvisazione. Le Blackpink hanno passato anni alla YG Entertainment, una delle scuole sudcoreane più importanti dell’intrattenimento dove si sono formate artisticamente sul filo di competizioni militaresche. E oggi rappresentano l’eccellenza, insieme ai Bts, di un genere musicale made in Corea che negli anni è sensibilmente cresciuto, da nicchia di appassionati a fenomeno globale; primi posti nelle classifiche con record d’incassi assoluto per un gruppo tutto al femminile che detiene il Guinness World Record per essere il più ascoltato su Spotify con 13 miliardi di stream e seguito da 1,8 milioni di fan nel tour precedente. Tutto questo è sintomo di una forte tendenza che arriva dall’Asia orientale, travolgente come un maremoto.
Il neologismo pensato per questo fenomeno è Hallyu, traducibile come “onda coreana”: il vento ha cominciato a soffiare sull’acqua negli anni Novanta, le increspature sono via via aumentate fino alla potenza di uno tsunami che ha coinvolto un esercito di ragazzine ormai innamorate pazze di K-pop. Perché tanto successo? Gli esperti dicono perché non è solo un genere musicale ma «combina musica, danza, moda e personalità degli artisti» puntando «a stabilire un rapporto completamente nuovo tra i fan e le celebrità, che acquisiscono lo status di Idol, preparati sin da giovani per esibirsi in concerti o per apparire in televisione».
Il loro successo dunque si basa su performance accattivanti, look curati e una forte connessione con i fan. Per questo il mondo della moda delle più famose griffe all’inizio li ha piazzati in prima fila alle sfilate, e subito dopo li ha voluti negli spot. Il fashion system ha saputo come cavalcare l’onda e trasformare gli Idol in icone di moda. «I look indossati dagli Idol vanno sold-out in poco tempo», spiega la studiosa del fenomeno, Tanya Rechkina, parlando del fashion tzunami orientale che ha coinvolto il mondo intero. E «la pandemia ha avuto un ruolo fondamentale». Durante e dopo i lockdown le rigorose limitazioni imposte in Corea del Sud hanno spinto la Generazione -Z a volersi esprimere fuori dalle righe, a tinte forti e con abbinamenti audaci.
ESTETICA LOCKDOWN
Ed ecco che una certa estetica post-pandemica, influenzata dalla musica (K-pop) e dai tanti film e serie tv (K-drama)messi sul mercato, ha generato uno street style che gridava “libertà”, esportato in breve da modelli e influencer. Le basi di allora sono le stesse: è una moda oversize, unisex e inclusiva, con stratificazione di tessuti, stampe e materiali differenti, tutti insieme protagonisti di un unico look. Via libera anche all’abbinamento di pezzi sportivi con capi romantici e dai tessuti nobili. Abiti formali con colletti e ricami mixati a ispirazioni futuristiche, mentre ai piedi niente tacchi, solo sneakers, combat boots e ballerine. Secondo la Rechkina, i marchi emergenti coreani da tenere d’occhio sono Ajobyajo, Holy Number 7, BLR, Minjukim, Caruso Park, Kim SeoRyong e Sling Stone.
Ma c’è di più: i coreani ci hanno fatto innamorare dei loro attori attraverso film e serie su Netflix; della Gadgetland, dalle foto che diventano charms ai mini-vestiti per i peluche, ai “Labubu” resi virali da Lisa di Blackpink ad altri pupazzi esibiti da altri Idol del K-pop; delle loro creme quasi miracolose, ma non è tutto. Dalla Corea arriva anche una tecnica chiamata “nunchi”, ovvero l’arte di percepire ciò che gli altri pensano e sentono, una forma di raffinata intelligenza per convivere con gli altri in totale armonia. Una particolare sensibilità per connettersi profondamente con le persone, per poter vivere rapporti più intensi, duraturi, felici, ma soprattutto privi di ansia.
NUOVO STILE DI VITA
Un nuovo stile di vita che prevede meno stress e obiettivi precisi, ad esempio, per allargare la cerchia di amici e trovare la persona giusta passando attraverso l’autostima e la fiducia in se stessi. Il “nunchi” si basa anche sull’osservazione e l’ascolto attento degli altri per captare le loro emozioni, i loro pensieri e i loro desideri. Un principio di comprensione intuitiva, che ha permesso alla Corea di esportare prodotti di successo e di instaurare un dialogo interculturale che supera i confini geografici e linguistici.