«Il nostro desiderio è andarcene insieme, lo stesso giorno. L’idea che a una delle due capiti prima è molto difficile da sopportare». Lo ripetevano sempre e con il sorriso - come se per loro fosse naturale, anzi inevitabile - dopo una vita e una carriera in simbiosi. Alice ed Ellen, Ellen e Alice. Erano un duo, le gemelle Kessler, ma si sentivano una persona unica e anche adesso, a 89 anni, abitavano in Germania, in due appartamenti speculari e comunicanti a Gruenwald, vicino Monaco di Baviera, arredati allo stesso modo perché «abbiamo un gusto molto simile».
Proprio lì, in quella casa, la polizia della capitale bavarese - che ha avviato un’indagine per capire l’esatta dinamica, ma esclude l’omicidio o il coinvolgimento di terze persone ieri verso le 12 le ha trovate morte. Entrambe. Per uscire definitivamente di scena hanno scelto il suicidio assistito, come avevano annunciato più volte in passato: «Se una di noi si dovesse ridurre in stato vegetativo - spiegarono, per esempio, al settimanale “Chi” - l’altra le staccherà la spina. In Italia fa scalpore? Abbiamo detto le stesse cose sei mesi fa in Germania, in un talk show ad Amburgo, e non è successo niente. Da voi sono argomenti sensibili, evidentemente. Nel caso dovesse capitare un incidente a entrambe, invece, abbiamo fatto un testamento biologico». E ancora, un’altra volta Ellen aveva raccontato che, qualora una delle due avesse avuto la demenza senile, si sarebbero suicidate entrambe perché «non credo di poter sopravvivere senza mia sorella».
Sì, una scelta ben precisa questa fatta dalle gemelle, probabilmente a causa di una malattia grave («Le avevo fatto chiamare recentemente, ma mi avevano detto che una non stava bene», ha spiegato Mara Venier): Alice ed Ellen Kessler, insomma, avevano scelto da tempo la precisa data della morte - lunedì 17 novembre, chissà se c’è un motivo particolare - dopo essersi rivolte, sei mesi fa, all’associazione per l’aiuto a morire “Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben” (Dghs).
Già, perché in Germania il suicidio assistito - Beihilfe zum Freitod- è consentito dal 2020, in seguito a una sentenza della Corte costituzionale federale che ha riconosciuto a ogni individuo il diritto di porre fine alla propria vita in modo autonomo e, se lo desidera, con l’aiuto di terzi. L’unica condizione imprescindibile è che la persona sia pienamente capace di intendere e di volere (rimane invece vietata l’eutanasia attiva, ossia la “morte su richiesta” provocata direttamente da un’altra persona). Organizzazioni come quella cui si sono rivolte le Kessler- la più antica e grande associazione tedesca per i diritti civili e la tutela dei pazienti- offrono consulenza e accompagnamento a chi intende ricorrere al suicidio assistito. Per accedere alla procedura tramite la DGHS occorre essere membri da almeno sei mesi e aver partecipazione a colloqui preparatori. Una volta approvata la richiesta, il percorso prevede l’assistenza congiunta di un medico e di un consulente legale, mentre l’assunzione della sostanza letale deve essere compiuta autonomamente dalla persona interessata. Il suicidio assistito, infatti, implica che una terza parte - definita “facilitatore” del suicidio - metta a disposizione tutto ciò che è necessario per porre fine alla vita, ma senza essere autorizzata a somministrare direttamente i farmaci: l’atto finale resta sempre personale e volontario e la procedura prevede una serie di colloqui per verificare le condizioni del richiedente e accertarne la capacità decisionale. Solo dopo questi passaggi - esattamente l’iter seguito da Alice ed Ellen- può essere fissato un appuntamento per l’assistenza al suicidio (che loro avevano programmato per ieri), alla presenza di un medico e di un testimone legale. Al momento del decesso, poi, la polizia deve essere informata per avviare le indagini previste dalla legge.
Le gemelle Kessler si erano preparate (Ellen aveva svelato in un’intervista: «L’aldilà? Non lo immagino perché non ci credo. E non prego mai») senza lasciare nulla al caso: «Abbiamo chiesto di essere cremate e conservate in un’unica urna avevano spiegato -. Poi vogliamo che le nostre ceneri vengano mischiate con quelle di nostra madre Elsa e quelle del nostro barboncino Yello, per essere conservate tutte insieme: l’urna comune fa risparmiare spazio e al giorno d’oggi si dovrebbe risparmiare spazio ovunque, anche al cimitero», aveva raccontato ironicamente Alice. Aggiungendo poi che «ne abbiamo dato disposizione nei nostri testamenti». Nei quali, oltre a queste volontà, ci sono anche i dettagli sulla questione economica: non avendo figli, gli averi di Alice ed Ellen Kessler andranno a “Medici Senza Frontiere” e ad altre realtà del volontariato.




