Scandalo toghe

Luca Palamara a Non è l'Arena: "Ero un mediatore. Le chat? Dicono che il sistema premia chi appartiene alle correnti"

“Lei si sente il male assoluto? Oppure fa comodo a un certo tipo di sistema dire ‘eccolo lì, è lui il mostro’”. Inizia con questa domanda di Massimo Giletti il faccia a faccia con Luca Palamara. A Non è l’Arena va in scena tutta la verità del pm indagato, le cui chat (raccolte in circa 60mila pagine) hanno generato uno scandalo che sta travolgendo la magistratura. “Non ho inventato io il sistema delle correnti - è la risposta di Palamara - identificare me è un’operazione che potrebbe far comodo a qualcuno. Si parla di una mia rete, che riesco ad arrivare dappertutto, in realtà il mio ruolo era quello di mediare tra le varie correnti. Il Csm è il luogo in cui occorre necessariamente una mediazione per certe nomine. Oggi si demonizza tutto ciò, ma questo sistema ha prodotto Greco a Milano, Gratteri a Catanzaro, Amato a Bologna, il meglio degli inquirenti in Italia”.

 

 

Allora Giletti gli chiede di approfondire il modo in cui venivano scelti i procuratori della Repubblica: “La valutazione non è suggerita dalla politica, ma è interna al Csm. Quindi occorreva una mediazione, che richiedeva incontri e colloqui fuori dal Csm, ma poi si concretizzava nell’unica sala deputata alle nomine”. Mediazione che Giletti definisce una sorta di guerra tra bande, almeno nella percezione comune: “I posti dei procuratori sono molto ambiti - spiega Palamara - perché sono posti di potere. È vero che il nostro sistema delle correnti penalizza chi non appartiene a nessuna di esse. Le chat dicono che il sistema premia chi appartiene alle correnti. Sono una scorciatoia, se dicessi il contrario direi una bugia”. Poi un ulteriore chiarimento sul proprio ruolo all’interno di questa vicenda: “Ero diventato una sorta di riferimento per i colleghi, non per commettere atti illeciti ma per la mia capacità di mediazione. C’erano tanti Palamara”.