Adesso, dopo una settimana abbondante, possiamo dirlo: nell'Odissea televisiva della guerra a Gaza, a David Parenzo va riconosciuto un merito, quello di aver tenuto la barra dritta e aver dato spazio a L’aria che tira, su La7, tanto alle posizioni filo-israeliane quanto alle voci più propriamente pro-Pal.
Le ultime giornate hanno messo a dura prova non solo i nervi, ma anche la coerenza di molti. Perla stragrande maggioranza dei commentatori, fino a qualche tempo fa Trump e Netanyahu viaggiavano in coppia e su binari non propriamente d'encomio. Erano considerati "il male" o giù di lì, salvo poche eccezioni.
La clamorosa accelerazione sulla strada del cessate il fuoco dopo due anni di sanguinoso nulla di fatto diplomatico sembra ha però fatto cambiare idea anche a qualche insospettabile. «Sicuramente Trump ha fatto una operazione straordinaria, che va riconosciuta e che tutti i presenti riconoscono - ha sottolineato Giovanna Botteri, ex corrispondente di Rai 3 -. Sui tremila anni di pace vedremo...». L’ex direttore di Stampa e Repubblica Maurizio Molinari, in collegamento, ha parlato invece di «una giornata storica» in cui «la gioia e il dolore si sovrappongono nell'accogliere i sopravvissuti», mentre la regia manda in onda in diretta della liberazione degli ostaggi israeliani.
«Inoltre - ha sottolineato ancora -, il vertice con l’intero mondo arabo è destinato a rilanciare i Patti di Abramo». Ancora più esplicito, e commosso, Paolo Mieli: secondo l’ex direttore e oggi editorialista del Corriere della Sera, l’ex presidente democratico Joe Biden «ha messo il massimo di quello che poteva mettere, Kamala Harris sarebbe stata catastrofica dal punto di vista della gestione e anche della possibilità di imporsi, mentre su Trump dobbiamo sospendere il giudizio». Che detto da un intellettuale progressista suona quasi come una promozione piena. «Le persone intellettualmente oneste, anche quelli che lo odiavano, da oggi dovrebbero sospendere il giudizio su di lui ha proseguito Mieli -. Può darsi che anche su tutto il resto riesca a raggiungere degli obiettivi. Trump è il presidente degli Stati Uniti... Non ho dormito tutta la notte pensando a Trump». E ora che succederà? «Israele è entrato in partita nel 1948, senza che nessuno dei rappresentanti di 600 milioni di persone riconoscessero il diritto all’esistenza dello Stato di Israele. Il passo avanti che si sta compiendo è che quei paesi riconoscono il diritto all’esistenza di Israele».