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Mike Tyson: "Ora cerco solo tranquillità. Gettatemi nella polvere"

Campione dal 1986 al 1990, l'ex pugile scrive la sua autobiografia: "Droga, sesso, violenza: non ne esco bene"
di Francesca Canelli domenica 10 novembre 2013

2' di lettura

Un grande campione di boxe, un duro che tutti gli avversari temevano, capace di staccare a morsi un orecchio, il re dei ko: 44 in 58 incontri. Ora però Mike Tyson è una persona diversa. In un'intervista rilasciata alla repubblica, il lottatore svela la sua vita attuale, racconta come e perché ha scritto la sua vita nel libro True, aiutato dal giornalista Larry Sloman. "Non esco bene dalla biografia - dice Tyson - Un egoista, un porco, un arrogante, un bullo, troppo ubriaco, quasi sempre drogato".  La china iniziò nel 2003, quando Mike Tyson andò in bancarotta, dilapidando il suo patrimonio di 300 milioni di dollari speso in prostitute, lussi e feste. Poi ci fu la morte della figlia, Exodus, soffocata da una corda per uno sfortunato incidente. "E non avevo nemmeno i soldi per il funerale, l'ho pagato con le offerte", confessa.  Riguardo alle conoscenze, gli unici ad aver lasciato un buon ricordo nel pugile sono Barbra Streisand ("La adoro, anche lei è di Brooklyn. Le dissi che aveva un naso molto sexy") e John Kennedy, che andò a trovare Tyson in una delle sue permanenze in galera e lo tirò fuori. A scoprire il campione fu Cus D'Amato: "Per me è stato come un padre, non so come fece a vedere in me un campione". Mentre la mamma, racconta, era fredda e prendeva a schiaffi gli uomini con cui si frequentava. "La depressione è nella mia famiglia. Mia mamma morì alcolizzata e mia sorella, obesa, si è fatta un tiro di coca sbagliato e non si è più risvegliata. La mia lista di farmaci è sempre stata lunga: Zyprexa, Abiligy, Cymbalta, Xl, Zocor. Fumavo eroina, poi a undici anni sono passato alla cocaina".  Ora, è pulito da due mesi e mezzo, dice, si dedica alla famiglia, alla moglie e i figli e fa ginnastica ogni mattina e pomeriggio. Non ha mai accettato lezioni da nessuno: "In tutte le cliniche di disintossicazione che ho frequentato - dice - c'erano attori, cantanti e artisti. Di loro non si sarebbe mai detto, eppure venivano da me a chiedere la roba. Io ero riconoscibile. E questa è la gente che vuole insegnarmi come vivere? Si fottano loro con le loro belle maniere". Ora il grande campione non vuole più essere qualcosa, ma qualcuno per la sua famiglia. "Cerco tranquillità. Quando muoio voglio una lapide con la scritta: Ora sono in pace. Nessun abito bello, nemmeno la bara voglio. Buttatemi nella polvere. Ma sono sicuro che i pugili del futuro verrano a trovarmi".

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