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Nazionale, perché c'è poco da esaltarsi per questi azzurri: per vincere servono i gol

di Gino Coala domenica 25 novembre 2018

4' di lettura

Si stava meglio quando si stava... Pellé. Incredibile ma vero, a due anni e mezzo dall' Europeo con Conte in panchina, l' Italia si ritrova a rimpiangere i bomber improvvisati di quell' avventura: il centravanti sparito in Cina e il suo collega Zaza, nel frattempo tornato al Torino e riapparso anche in azzurro, ma in entrambi i casi con poca fortuna. «È mancato il gol, e non è un dettaglio», ha ammesso il ct Roberto Mancini al termine del match di San Siro con il Portogallo. Leggi anche: SONDAGGIO - Nazionale, fischi a Bonucci: secondo voi i tifosi hanno sbagliato? C' è stato, infatti, il gioco, divertente e aggressivo soprattutto nel primo tempo. Si sono visti finalmente i leader annunciati da tempo, forse troppo: il 25enne Verratti in mezzo al campo, ispirato dalla coppia con Jorginho, e Insigne. A 27 anni l' attaccante partenopeo sembrava destinato a rimanere un' incompiuto in Nazionale, ma Ancelotti lo ha trasformato. Il problema è che quando sono arrivate le occasioni, Immobile se l' è divorate. «Bisogna andare avanti, anche se è diventato pesante questo fatto di non segnare. Però ho le spalle larghe per andare avanti e guardare al futuro con positività», ha ammesso il bomber della Lazio che ha lasciato il ritiro azzurro dopo San Siro. In biancoceleste il cannoniere trova il gol con facilità - sono 76 i centri in 102 presenze - per poi perdersi in azzurro. Questione di gestione tattica e spazi da attaccare, ovviamente, ma forse anche di una certa allergia ai palcoscenici internazionali che lo ostacolò anche durante la sua avventura professionale all' estero tra Germania e Spagna. Eppure è proprio Immobile l' unico centravanti titolare italiano di una grande squadra di Serie A. Incrociando classifica e statistiche dei marcatori, al secondo posto col Torino (decimo) c' è Belotti. Il bomber granata ha ritrovato la via della porta (4 reti), ma è ancora lontano dalla forma migliore e resta in stand-by azzurro. Più indietro c' è Quagliarella, quasi 36 anni sulle spalle: non proprio il nome giusto per costruire un progetto. Con 4 gol nella Samp (12ª) poteva però essere l' uomo di una notte. Un passo più sotto col Cagliari c' è Pavoletti: classe '88 e 6 centri finora in campionato: colpo di testa sopraffino e spiccato senso del gol sono le sue armi migliori. Non sarà un nome blasonato, ma tante Nazionali italiane hanno fatto miracoli con 9 di fatica: come quella del 2000 con Marco Delvecchio, per esempio, visto che dobbiamo già concentrarci sulle qualificazioni ai prossimi Europei. Si finisce a ridosso della zona retrocessione con Petagna della Spal (4), mentre Caputo è a quota 6, ma è terzultimo con l' Empoli. Così Lasagna - decisivo nel finale con la Polonia e sicuro titolare domani con gli Usa - ha siglato appena due marcature in 12 turni con l' Udinese. Insomma, partendo da queste considerazioni è facile spiegare i soli due gol siglati dall' Italia in quattro partite di Nations League: un rigore (Jorginho) e uno su azione d' angolo (Biraghi) alla Polonia, insieme al doppio zero con il Portogallo. Il ruolino azzurro recita 7 reti segnate in 8 partite della gestione Mancini: una ciascuno per Balotelli, Belotti, Zaza, Bernardeschi, Bonucci. La Nazionale non batte una squadra tra le prime dieci del ranking Fifa dal 2016 (a parte il 3-0 dato all' Uruguay nel giugno del 2017, ma era un' amichevole) e, anzi, sembra vittima di una pareggite d' altri tempi per il ct (che collezionò 18 pari con l' Inter nel campionato 2004/2005): con il solo successo in trasferta sulla Polonia, gli azzurri hanno portato a sei la striscia di gare consecutive senza successi. La peggiore di sempre, con la vittoria che manca dal 5 settembre 2017 contro Israele. Mancini si è detto fiducioso e sicuro che il gol prima o poi arriverà: «Per gli attaccati è così: ci sono periodi in cui fanno gol e altri no. Ma il problema si risolverà». Certo è che le qualificazioni a Euro 2020 della prossima primavera sono dietro l' angolo e dall' urna di Dublino del prossimo 2 dicembre (l' Italia è in prima fascia) potrebbero uscire anche avversari temibili come Germania e Svezia. Qual è la soluzione? Mettendo da parte l' ennesima chance per Mario Balotelli (ancora a secco col Nizza 2018/19), non resta che guarda al futuro: al milanista Cutrone, 20 anni e 12 gol in A, già debuttante con l' Argentina; all' ex interista Pinamonti, che a Frosinone ha trovato la via della rete; allo juventino Kean, primo 2000 in gol in A che studia CR7 a Torino: e ancora, addentrandoci nel nuovo millennio, al 2001 Pellegri, ex Genoa già in gol anche in Francia col Monaco. Basta aspettare, e sperare. di Francesco Perugini

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