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Russia 2018, Fabrizio Biasin: non sparate su Leo Messi, paga le strambe scelte del suo Ct

di Davide Locano domenica 24 giugno 2018

2' di lettura

Nelle ultime 72 ore abbiamo detto di Messi: che è sopravvalutato, che se la fa addosso, che lontano da Barcellona vale poco, che Ronaldo al suo confronto è come Bono Vox con Young Signorino, che a segnare in Spagna son buoni tutti. Tutte queste cose le abbiamo dette perché nel match inaugurale dell’Argentina con l’Islanda, Messi ha sbagliato la partita ed è uscito col broncio. Negli ultimi 10 anni (mal contati) Messi ha certamente sbagliato altre partite (la finale a Rio, per dire), ma nel frattempo ha anche vinto tutto (sì, tranne il Mondiale) e segnato qualche centinaio di gol. Messi, oggi, per molti è «l’equivoco» dell’Argentina e quei «molti» non si rendono conto della troiata che stanno dicendo; non si rendono conto di un ct, Sampaoli, che convoca gente a caso e schiera formazioni a caso con moduli a caso; un ct che lascia in panchina Dybala e Higuain, a casa Icardi, ma fa giocare Meza (chi minchia è, Meza?); un ct che secondo i più «non fa la formazione, perché la fa Messi». Leggi anche: Islanda, share impensabile per il match con l'Argentina Sì, certo, Messi è il male, sempre e comunque. Lui, gli altri invece no. A Maradona, per dire, vogliamo tutti un gran bene ma, di grazia, se anche un giorno decidesse di non essere presenza fissa, ingombrante e accusatoria sulla sua Nazionale, forse, darebbe una mano a quei poveracci dei suoi connazionali. E invece no, insiste, rompe i maroni, dice «se Sampaoli va avanti così, che non torni in Argentina» e ha anche ragione, ma Sampaoli lo sa da solo che uscire ai gironi sarebbe un dramma. All'Argentina giovedì tocca la Croazia, brutta gatta da pelare. In campo ci sarà Messi che magari giocherà male e verrà ulteriormente massacrato, oppure no, e allora tutti diranno che Iddio travestito da calciatore. Nessuno di questi, nel caso, si vergognerà. Evviva Messi a prescindere: essere suoi contemporanei è già sufficiente per dirgli «grazie» in eterno. di Fabrizio Biasin

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