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Russia 2018, bugie e rivolte pur di vedere le partite in Iran

di Davide Locano sabato 30 giugno 2018

2' di lettura

In Iran il calcio è il sogno bambino di assistere a una partita, sfidando l’età, le distanze, la mancanza di mezzi e di soldi. È la proiezione di una vita adulta, in apparenza inaccessibile, che pertanto - come tutte le cose proibite - fa gola ai bimbi e ne alimenta le fantasie. Questo sport, nell’Iran appena eliminato dai Mondiali, sta tutto nello sguardo del dodicenne Qassem Julayi, il protagonista del film Il viaggiatore del regista iraniano Abbas Kiarostami, che fa carte false pur di vedere la Nazionale giocare al vivo a Teheran. Quel bimbo, così come anche il figlio del protagonista di un altro suo film, Life, and Nothing More - di cui il regista racconterà nel bel libro Lessons with Kiarostami - adotta ogni stratagemma per conseguire il suo obiettivo: a scuola si presenta bendato fingendo un forte mal di denti; quindi, per procurarsi i soldi dell’autobus che dal villaggio lo porterà alla capitale, prende a scattare foto, dietro pagamento, ai compagni di classe con una macchina senza pellicola; infine si avventura in un viaggio notturno fino a Teheran. Una volta giunto nella città tuttavia Qassem si addormenta: al risveglio scoprirà che la partita è già finita, lo stadio ormai vuoto e silenzioso e lui ne è rimasto fuori, costretto ad accettare la disillusione di un sogno solo sfiorato. Con uno stile a metà tra neorealismo e nouvelle vague Kiarostami racconta lo scarto tra il calcio giocato nel cortile, il mondo ovattato dell’infanzia dove bastano una palla, un campo polveroso e una combriccola di amici, e il calcio dei grandi, che richiede stadi, viaggi, biglietti. Cose non sempre alla portata di un bimbo. È lo stesso senso di separazione che racconterà un altro regista iraniano, Jafar Panahi, nel film Offside, incentrato su alcune donne iraniane che provano ad accedere allo stadio durante una partita di qualificazione ai Mondiali 2006, ma ne sono respinte per via delle leggi imposte dall’ideologia khomeinista. Quasi a dire che in Iran bambini e donne sono esclusi dalla possibilità di assistere al gioco più bello del mondo. Ecco allora la straordinaria rivolta, di cui il regista tratta nel film Life and Nothing More e nel libro Lessons with Kiarostami: nel bel mezzo del terremoto del 1990 in Iran che fece 30mila morti, il figlio del protagonista si isola per assistere in tv a una partita dei Mondiali. Nonostante tutte le proibizioni, il calcio resta la più bella evasione dalle brutture e dai mali del mondo. E forse il modo migliore per fregare la morte. di Gianluca Veneziani

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