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Pippo Ganna, dal Giro d'Italia un'unica certezza per il ciclismo italiano: abbiamo solo lui

di Federico Danesi lunedì 26 ottobre 2020

1' di lettura

Altro che montagne, il Giro come il Tour l'hanno deciso le cronometro. L'ultima, come in Francia, decisiva per la rimonta di chi partiva dietro: non c'era gara e infatti Tao Geoghegan Hart è andato a prendersi la coppa ubriacando Jai Hindley che ha rimediato 39 secondi in 15,7 km. Festa doppia in casa Ineos, ché l'altro uomo del giorno è Pippo Ganna, un treno verso piazza Duomo: ha dato 2 secondi al chilometro ai primi dei battuti, Campenaerts e Dennis arrivati a 32 secondi e mai in corsa. Tao (per comodità) ha compiuto 25 anni a marzo, il suo rivale fino all'ultimo ne ha 24 come Ganna e Joao Almeida, in rosa fino a giovedì, 22 esattamente come Tadej Pogacar re del Tour. Roba che Primoz Roglic, 31 il prossimo mese e primo dei battuti in Francia, sembra già vecchio. Roba che Vincenzo Nibali, alla fine settimo ma a 8'15" e prossimo ai 36 (nei dieci anche Fausto Masnada, nono e classe '93), appartiene ad un'era diversa. Questo Giro era stato disegnato per tre: un 20enne, Remco Evenepoel, che in futuro tornerà, e due della vecchia guardia come Geraint Thomas (34) e Nibali, appunto. Il verdetto finale è altro, è bello, premia un Giro che nonostante tutto è arrivato a Milano e non ha deluso. Deluso, hanno invece gli italiani salvo eccezioni come Ganna e Ulissi. Gli altri Paesi rinnovano, noi abbiamo le ruote sgonfie e ci siamo fermati a guardare nonostante la nostra tradizione.

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