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Lionel Messi al Psg uccide il mercato: che fine ha fatto il fair play finanziario

di Roberto Balestracci domenica 8 agosto 2021

3' di lettura

Il calcio è della gente. Sì, come no. In un mondo in cui ormai il denaro fa da padrone, anche il calcio è divenuto un circolo di élite dove se hai i quattrini vivi, se non hai i quattrini crepi. Prendiamo due esempi lampanti di questi giorni: da una parte c'è l'Inter, fresca vincitrice dello scudetto in Italia dopo undici lunghi anni, e dall'altra il Paris Saint-Germain arrivato secondo in Ligue 1 ed eliminato in semifinale di Champions. I nerazzurri sono in pieno ridimensionamento, con la società costretta a vendere i pezzi pregiati e quindi, via Hakimi e via Lukaku. E chissà chi altri. Il Psg invece, nonostante i traguardi non siano stati raggiunti come da programma, mette su forse la squadra più forte di tutti i tempi dando una spallata ai galacticos del Real Madrid di inizio anni Duemila. La squadra di Al Thani, emiro del Qatar nonché proprietario e fondatore della Qatar Sport Investment, ha forgiato una rosa che ha il compito, anzi, il dovere di vincere tutto. Dopo aver acquistato negli scorsi anni Neymar e Mbappé per un totale di 402 milioni di euro, il patron dei parigini quest' estate ha deciso di ammazzare il calcio. Nell'ordine sono sbarcati: Hakimi (circa 60 milioni di euro all'Inter), Wijnaldum, Donnarumma, Sergio Ramos e, nei prossimi giorni, Lionel Messi, che alle 12.30 in conferenza spiegherà l'addio al Barcellona. A parte il marocchino, gli altri quattro sono arrivati (Messi arriverà) a parametro zero essendosi svincolati dai rispettivi club, ma le cifre messe sui vari contratti e promesse ai vari calciatori sono da capogiro.

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CIFRE ASSURDE
Ad Hakimi, essendo stato l'unico dei cinque ad essere acquistato, andranno "solo" 8 milioni di euro netti a stagione; a Wijnaldum 10; a Donnarumma 12; a Sergio Ramos 15 e infine a Messi, quando firmerà il contratto, una cifra tra i 35 e i 40. Sommando solo questi cinque stipendi (che il Psg andrà ad aggiungere a quelli pesanti già presenti, circa 200 milioni), si arriva ad una somma di 75-80 milioni di euro (in base alle variabili legate a Messi) dei nuovi acquisti, si ottiene un esborso pari al monte ingaggi di un club della nostra serie A intenzionato a giocarsi la qualificazione in Champions. Andando infatti a spulciare i dati della passata stagione (2020/21) con le varie squadre del nostro campionato che hanno reso note le spese legate agli stipendi, si può notare come solo Juve, Inter, Roma e Napoli superino complessivamente quota 100 milioni di monte ingaggi.

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La Vecchia Signora, complice anche i 31 milioni di euro percepiti da Cristiano Ronaldo, arrivava a 236, seguita dall'Inter (149), poi Roma e Napoli rispettivamente a 112 e 105 milioni. Dietro la top-4 di questa speciale classifica ecco Milan e Lazio. I rossoneri arrivano a 90 milioni, mentre i biancocelesti di Lotito si fermano a 83. Come può la Serie A competere con certe realtà dunque, soprattutto in questo periodo? Il nostro campionato, dal punto di vista economico, non se la passa bene. Dopo la pandemia gli strascichi delle perdite e i conti in rosso si protrarranno per anni con i vari club che dovranno fare come l'Inter, ovvero vendere i pezzi pregiati e cercare colpi low cost alla portata.

Non è un caso che anche la Juventus, regina d'Italia per un decennio, stia cercando di chiudere per Locatelli del Sassuolo da ormai un mese senza riuscirci alle cifre imposte dai neroverdi (40 milioni). Le squadre, oltre che in crisi economica, devono far fronte a una serie di problemi inaspettati oltre che guardarsi da chi di soldi ne ha a palate e che, letteralmente, se ne frega delle regole comuni. Il Fair Play Finanziario, l'arma osannata dalla Uefa contro le spese folli, il mezzo del "spendi quanto guadagni", è morto. Ceferin, dopo aver puntato i piedi contro la nascita della Superlega (voluta dai club ribelli certamente per far fronte agli innumerevoli debiti) e dopo le dimissioni di Agnelli, ha steso il tappeto rosso per Al Thani presidente dell'ECA (Associazione dei Club Europei, ndr) per «proteggere il calcio europeo». Da chi?

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