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Juventus, che fine hanno fatto 90 milioni? Retroscena: la carta-Cristiano Ronaldo può affondare il club

giovedì 24 marzo 2022

2' di lettura

Ci risiamo, la Juventus rifinisce sotto la lente della Guardia di Finanza e della Procura torinese per le accuse di falso in bilancio. Stavolta, scrive La Gazzetta dello Sport, sotto la lente ci sono quattro mensilità non incassate dai giocatori durante la prima ondata di Covid. E secondo l’accusa, il club bianconero avrebbe concordato con i giocatori le riduzioni degli stipendi e contestualmente anche le integrazioni, inserendo però le seconde solo nel bilancio dell’anno successivo. Mercoledì, intanto, la Guardia di Finanza ha eseguito nuove perquisizioni nell’ambito dell’inchiesta “Prisma”, che aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Fabio Paratici e tre tra attuali ed ex manager dell’area finanza più l’avvocato Cesare Gabasio. L’accusa è di emissione di fatture per operazioni inesistenti e false comunicazioni.

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Dei 90 milioni di due anni fa, 60 restituiti tramite accordi privati
Al centro delle critiche la riduzione degli stipendi già citata nel marzo 2020, poco dopo lo scoppio della pandemia Covid, con il campionato fermo per la pandemia: l’intesa prevedeva il taglio di quattro mensilità (da marzo a giugno) con un effetto positivo di 90 milioni sul bilancio 2019-20. Secondo la ricostruzione dei pm di quei 90 milioni, oltre 60 sono stati restituiti in seguito ai calciatori attraverso accordi privati. Dal lavoro di comparazione tra i documenti sequestrati in sede alla Juventus e i contratti depositati in Lega è emersa “l’esistenza di plurime scritture private — si legge nel decreto di perquisizione — variamente denominate inserite nell’ambito delle due manovre stipendi per gli esercizi 2019/2020 2020/21 e non depositate presso gli organi competenti”. 

Come funzionava l’accordo del marzo 2020
Le perquisizioni sono state fatte a Torino, Milano e Roma, in vari studi di legali a cui i giocatori si sono rivolti per le scritture private, tra cui la sede della World Soccer Agency di Alessandro Lucci, procuratore di Cuadrado, Bonucci e Kulusevski. Nell’accordo del marzo di due anni fa non ci sarebbe stata una rinuncia dei calciatori a quattro mensilità (come da relazione finanziaria annuale del 30 giugno 2020) ma un differimento di tre delle quattro rate, indipendentemente dalla ripresa dell’attività sportiva, con “contestuale insorgenza di un debito incondizionato”, riporta ancora il documento ripreso da La Gazzetta dello Sport.

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I documenti fuori dalla sede destinati alla distruzione
Nel decreto, infine, si parla anche della prassi di custodire all’esterno della sede Juve documenti riservati destinati alla distruzione, una volta esaurita la funzione di garanzia. Tra questi, la famosa carta-Cristiano Ronaldo, di cui i pm hanno trovato traccia nelle intercettazioni ma mai stata ritrovata e che i magistrati pensano sia stata distrutta. Questi documenti sono considerati “corpo di reato” e, oltre alle plusvalenze fittizie sono considerati elementi a supporto di ulteriori condotte di falso in bilancio, “che hanno consentito alla Juve di registrare una riduzione dei costi nei bilanci 2019-20 e 2020-21 omettendo la posizione debitoria”. La Procura ha chiesto inoltre alla Juve altri documenti, tra cui i contratti dei giocatori.

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