Bisogna interrogarsi

Willy Gnonto, la lezione di un 18enne che emigra in Svizzera al calcio italiano: cosa proprio non torna

Claudio Savelli

In mezz'ora, Wilfried Gnonto impartisce una memorabile lezione al calcio italiano. In campo dimostra che un 18enne può sostenere l'emozione di un esordio in Nazionale se è preparato, se ha già giocato ad alti livelli, se è abituato alle attenzioni dei media.

Come Gnonto che entra, punta il rivale diretto, lo salta e serve un assist a Pellegrini. Poi esulta con i compagni, come se fosse con loro da sempre. Questo ragazzo ricorda all'Italia che molti giovani hanno talento ma anche che questo non è sufficiente: serve la consapevolezza nei propri mezzi e la si raggiunge solo giocando in prima squadra il prima possibile.

Per questo motivo Gnonto - seconda parte della lezione- non ha rinnovato il contratto con l'Inter a 17 anni, preferendo lo Zurigo ad una serie di probabili prestiti nelle serie minori italiane. Meglio il massimo campionato svizzero al girovagare in B o in C? Sì perché impari a competere prima e a più alto livello. $ quel che i talenti italiani non fanno perché i club non si fidano, considerandoli acerbi e quindi rischiosi da schierare. Il problema di fondo è che in Italia vige l'ossessione del risultato, sotto la quale la marea di giovani affonda: meglio un giocatore navigato piuttosto che uno alle prime armi, anche se quest' ultimo è più fresco, entusiasta, brillante.

 

OSSESSIONE DEL RISULTATO
Gnonto ha dimostrato di poterci stare in pochi minuti perché è reduce da una stagione al massimo livello, seppur si tratti del calcio minore. Poche settimane fa ha conquistato la Swiss Super League, chiudendo con 8 reti in 33 presenze. Spesso è subentrato ma si è giocato un titolo e lo ha vinto. Vale più una stagione così che tutta la gavetta nelle Nazionali minori, che pure Gnonto ha percorso: prima di essere stella e capitano dell'Under 19 di Carmine Nunziata, ha esordito nelle Under 18, 17 (con la quale si è messo in mostra al Mondiale con 3 reti in 4 gare) e 16.

Gnonto mostra il bug del nostro calcio. «Andare via dall'Inter non è stato facile, ma a Zurigo mi hanno dato subito l'opportunità di far parte della prima squadra. Ho tempo di crescere e di migliorarmi stando con i grandi». $ tutto lì. Dopo due stagioni in Svizzera, a soli 18 anni, Gnonto ha già all'attivo 62 partite in prima squadra a Zurigo. Quante ne avrebbe se fosse rimasto in Italia? Meno. Altro promemoria: nel calcio non conta l'età ma a quanti anni accumuli esperienza internazionale.

 

ESEMPIO SPAGNOLO
Si può essere esperti anche a 18 anni, espertissimi a 23: vedi Donnarumma, caso unico e raro. Vedi Pedri e Gavi, lanciati da Luis Enrique nella Spagna ancora minorenni e ora pilastri del presente e del futuro. Solo noi consideriamo giovane uno Scamacca a 23 anni. Non lo è e il problema è che a quell'età conta ancora zero partite internazionali con i club. Nel caso di Gnonto, non è l'Inter nello specifico ad avere colpe. Le ha un sistema che considera i giovani come orpelli, non come la base. La differenza è che Gnonto, consigliato «dalla famiglia e dagli agenti», ha reagito prima, accettando l'idea di una retrocessione nel calcio minore. Alle volte, però, serve un passo indietro per poi farne due in avanti. E serve anche un commissario tecnico che, anziché limitarsi a fare il selezionatore, faccia l'allenatore, lo scouting e il manager, ribaltando questo dannato pallone.