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Carlo Ancelotti, l'esame segreto a cui è stato sottoposto il figlio Davide

di Lorenzo Pastuglia lunedì 20 giugno 2022

3' di lettura

L’allenatore nella storia del Real Madrid. Carlo Ancelotti lo è diventato ancora di più dopo aver vinto la Champions scorso mese contro il Liverpool, per un successo personale che segue quello della finale 2014 a Lisbona contro l’Atletico Madrid. Intanto suo figlio Davide, incluso oramai da anni nel suo staff, si è ritrovato a ricoprire il ruolo di allenatore in seconda in top club come Bayern Monaco e Real Madrid, con Napoli ed Everton in mezzo. Per conseguenti accuse di ‘raccomandazione’, ricevute proprio quando Carlo era allenatore dei partenopei: "Ho sentito parlare di nepotismo. All'inizio un po' ho patito poi ho fatto una riflessione – spiega Ancelotti jr a Il Giornale – Se così fosse dovrebbero parlarne sempre, sia quando si vince che quando si perde. E invece, soprattutto a Napoli, il primo anno, coinciso con un campionato di ottimo valore, nessuno ha aperto bocca”. 

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L’aneddoto su Iker Casillas

Il 32enne parmense prosegue: “I primi veleni sono spuntati durante il secondo in coincidenza di risultati deludenti. E qui mi son fatto una ragione: se funziona così, vuol dire che è solo un pretesto”. Nello staff di papà Carlo è arrivato già con poco più di 20 anni, proprio quando nel 2014 il Real vinse la prima delle due finali contro l’Atletico: “Lì ho cominciato a salire il primo grande scalino — dice Davide Ancelotti — C'erano da gestire grandi e titolati campioni come Sergio Ramos, Cristiano Ronaldo, avevo soltanto 23 anni e bisognava risultare convincente per ottenere il loro gradimento. Ricordo un episodio che considero l'inizio di tutto. Dopo qualche giorno di lavoro, mi prende da parte Casillas, il portiere, e mi fa: Davide a fine allenamento andiamo in palestra a fare un supplemento di lavoro”. 

Davide e l’ammirazione smisurata per papà Carlo

Da quel momento “ho capito che (Casillas, ndr) mi stava sottoponendo a un test, un vero e proprio esame — aggiunge Ancelotti jr. — All'inizio ero un po' agitato, poi mi sono sciolto. Gli ho spiegato quali esercizi erano utili per la sua struttura fisica e per il suo ruolo di portiere e lui ha eseguito senza battere ciglio. È stata la promozione sul campo!”. Il figlio di Carlo ha un'ammirazione smisurata per l'allenatore di Reggiolo: "Nei nostri successi ha inciso l'attaccamento morboso a Carlo — prosegue —  Sì, perché lui è in grado di esercitare tutto questo, un attaccamento morboso non al risultato ma alla sua persona da parte del gruppo perché è capace di far vivere loro in pace, con serenità, chiedendo a tutti lo stesso, e togliendo pressione. E pensare che la squadra era praticamente la stessa del precedente torneo: via due come Sergio Ramos e Varane, dentro Alaba e Camavinga”. 

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Il tentativo di far smettere Carlo, poi il pentimento

Dopo il trionfo, Davide ha provato a far smettere suo papà, ma se n'è pentito subito: "Gli ho detto: questo sarebbe il momento giusto per smettere, hai vinto i cinque campionati, hai collezionato la quarta Champions, non hai altri record da centrare — conclude — Ma come glielo dicevo, capivo che era tutto sbagliato. Perché, e questo è forse il suo unico segreto, a lui piace questo mestiere. E allora mi son detto: perché fermarlo?".

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