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Torino, Ivan Juric "sta per mollare": indiscrezioni clamorose dopo la rissa

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Davide Vagnati ha chiamato lo studio di Sky Sport poche ore dopo il misfatto con Ivan Juric. Obiettivo: fermare il polverone che rapidamente montava attorno al Torino. È tutto a posto, sono cose che succedono, un normale alterco tra due persone che ci tengono tanto, comunque alla fine ci siamo abbracciati, e via dicendo. È vero che nel calcio si litiga- e quanto successo è utile a ricordare che il calciomercato non è fatto di copertine patinate ma di tensioni, riffe e "vaffa" - ma è altresì indubbio che a certi livelli (e nell'era degli smartphone) non ci si può permettere di litigare alla luce del sole. Azzuffarsi in un parcheggio è cosa da dilettanti, dunque il dubbio sorge spontaneo: se fosse stata una messa in scena?

 

Altro indizio: c'è modo e modo per dirsi le cose e quello adottato da Vagnati e Juric non si può nemmeno giustificare dalla foga del momento. Eccessivo. Non ci fosse stato il team manager Marco Pellegri (papà di Pietro, l'attaccante appena riscattato dal Monaco) a dividerli (a fatica, come dimostrano le urla disperate), sarebbero arrivati alle mani. Alla vigilia si leggeva qui e là che il direttore sportivo si sarebbe recato nel ritiro di Waidring, in Austria, per placare l'allenatore che allena una squadra che perde pezzi e non ne aggiunge: non ci è riuscito o non ci ha provato? E perché non lo ha fatto Cairo in persona?

L'ASSENZA DEL PRESIDENTE
I più attenti tifosi hanno notato infatti che per la prima volta il presidente non si è recato in ritiro e la squadra non è stata presentata al pubblico. C'è chi sostiene che la riffa sia frutto di un pressing alto su Juric, che non ha accettato le linee di mercato imposte dalla proprietà, ovvero chiudere il mercato con un corposo attivo.

In casa granata, infatti, dei 41 milioni incassati dalla Juventus per Bremer se ne possono investire circa un terzo. Il punto è che questo budget si è già esaurito con i riscatti di Ricci dall'Empoli (8,5 milioni) e Pellegri dal Monaco (5 milioni), a cui va sommato quello di Berisha dalla Spal (300mila euro) e l'acquisto di Bayeye dal Catanzaro (700mila). Totale: 14,5 milioni.

 


L'unico altro volto nuovo è Radonjic, ala 26enne arrivata in prestito dal Marsiglia. Poi ci sono i rientri dai prestiti dei vari Verdi, Segre e Millico che non rientravano più nei piani granata e che ora sono magicamente tornati utili. Ma non può bastare visto che se ne sono andati i giocatori migliori: Bremer, capitan Belotti ma anche un leader come Ansaldi, un talento svezzato come Pobega (tornato al Milan), un interprete in rampa di lancio come Brekalo (tornato al Wolfsburg), un regista affidabile come Mandragora (tornato alla Juve e acquistato dalla Fiorentina) e uno che in rosa poteva dare una mano come Pjaca (alla Juve in attesa di sistemazione). È evidente che il Torino sia più debole dello scorso anno e che l'ultimo mese di mercato non possa risolvere il problema.

Di queste linee sono vittime sia Vagnati sia Juric, ma dei due il più distante dal presidente è di certo quest' ultimo. Ecco perché non dovrebbero stupire i prossimi possibili (e in realtà stupefacenti) capitoli della saga. Nonostante sia stato Vagnati a dare del "testa di" al suo datore di lavoro (Cairo, appunto), a salutare il Torino potrebbe essere Juric attraverso le dimissioni.

MAZZARRI, SEMPLICI E ZENGA
Il mister ci starebbe riflettendo perché si è reso conto che il mercato non porterà buone nuove. Oggi termina il ritiro in Austria e domani è in programma l'amichevole in casa del Nizza. Potrebbe essere l'ultima apparizione di Juric sulla panchina granata. Già circolano i nomi per raccoglierne il testimone: Mazzarri, esonerato proprio da Cairo due anni fa; Semplici, che ha già lavorato alla Spal con Vagnati; Zenga, che con il presidente vanta ottimi rapporti anche oltre il calcio. Tutti e tre accetterebbero meno della metà dei 2 milioni netti all'anno guadagnati (e meritati) da Juric. Un caso o un ridimensionamento?

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