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Qatar 2022, qual è il grande segreto del Marocco di cui nessuno parla

di Claudio Savelli lunedì 12 dicembre 2022

2' di lettura

In un Mondiale privo di grandi novità tattiche spicca per contrasto il Marocco e la sua sublime organizzazione. Catenaccio all'italiana? Difesa e contropiede? Non proprio e non solo. Il Marocco ha una struttura tattica complessa nonostante il ct Regragui abbia avuto solo tre mesi per edificarla (è stato ingaggiato lo scorso 31 agosto, a Mondiali già conquistati). Per prima cosa ha reintegrato Ziyech e Mazraoui che erano stati emarginati dal predecessore Halilhodzic. Poi ha predisposto un undici titolare da cui non derogare. Infine ha valutato come farlo rendere, esaltando le caratteristiche degli interpreti.

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Il Marocco non usa un puro catenaccio, semmai integra una difesa posizionale ad una notevole aggressività sugli uomini. Il reparto tiene come riferimento il pallone ma, quando l'azione avversaria arriva sulla trequarti difensiva, ogni giocatore prende in consegna un rivale. Non è un'attesa passiva a oltranza ma una difesa "d'attacco". Regragui ha costruito un castello in cui i giocatori si compattano ma, all'interno di questo perimetro, sono profondamente dinamici e aggressivi.

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Così il ct sfrutta le principali caratteristiche dei marocchini, praticamente identiche in quasi tutti i componenti: la naturale progressione atletica data dalle lunghe leve (185 centimetri l'altezza media della formazione titolare) e la notevole capacità aerobica. In buona sostanza - e fa impressione dirlo di una squadra che ha subito un solo gol, per di più un'autorete contro il Canada, tenendo lo zero contro le big Croazia, Belgio, Spagna e Portogallo - non è straordinaria la difesa malo è la fase difensiva, che comincia dall'attaccante En-Nesyri. Deciso il modo di proteggersi, poi bisogna chiedersi come offendere. Parafrasando Ancelotti, «se hai Hakimi e Ziyech e non attacchi in verticale sei un criminale». Non solo loro inclinano il campo ma soprattutto loro, sulla notevole catena di destra completata dal sorprendente Ounahi. Il Marocco è diventato grande perché è un perfetto esemplare di squadra ibrida tra collettivo e singoli. La scelta consigliata nel calcio d'oggi.

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