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Inter, metamorfosi-Lautaro: ecco cosa è accaduto al "Toro"

Leonardo Iannacci

Sanremo può aspettare, San Siro offre una spettacolo incandescente anche se, dentro la Scala del calcio, c’è una cupa ghiacciaia e il freddo è siberiano. Ma nessuno lo sente, il derby è un cocktail che può far riscaldare chiunque. C’è un mondo dentro quel rettangolo verde, un riassunto di emozioni e certezze, di precarietà societarie e uomini in trincea, con una squadra sicura di sé e l’altra che, disperatamente, non vuole mollare. E ci sono anche i ricordi, per esempio quelli che proiettano dal passato il faccione dell’allenatore più presente della stracittadina: Nereo Rocco, il “mona” di Trieste che, all’augurio «vinca il migliore», rispondeva: «Ciò, speremo de no!».

 

 


Come è vario questo derby delle mille sfaccettature. È strano quello di Milan Skriniar, alla sua ultima dignitosa stracittadina, stavolta senza la fascia di capitano. Malinconico quello di Leao, inizialmente infagottato nel piumino in panchina. Impalpabile quello di Theo Hernandez e Giroud, eroi stanchi. Picaresco quello di Barellik. Pieno di brividi quello di Cirian Tatarusanu, 36enne portiere di Bucarest sulle cui spalle sono state riversate tutte le colpe dell’orrido gennaio milanista. Ed è furente il derby di Lautaro Martinez, campione del mondo. Il Toro sfiora due volte il colpo grosso in avvio, prima con una girata mancina e poi con un’inzuccata che esce di un soffio. Ma al minuto 34, quando c’era una sola squadra in campo, la sua (76% il possesso palla per l’Inter), al fin della licenza ha portato il tocco fatale per i “casciavit”.

 

 

 

Sempre di cresta, ha trafitto una difesa che più marmorea non poteva essere. Settimo gol in una stracittadina per lui, prima di un’altra palla -gol giocata nella ripresa. A 25 anni, il ragazzo della Pampa nato sotto il segno della Vergine e titolare fisso dell’Albiceleste iridata con cui ha segnato 21 reti in 46 partite, sta giocando il suo miglior campionato da quando è arrivato ad Appiano Gentile, nell’anno di grazia 218. Anche in nerazzurro i numeri sono dalla sua parte: 156 le presenze e 70 i gol. Milano è il suo presente e, forse, il suo futuro remoto. Qui vive con la modella argentina Agustina Gandolfo ed è papà della piccola Nina, di 1 anno. La Milano interista è tutta sua, ora, e la metà del cielo nerazzurro ha trovato il nuovo immarcescibile, irascibile e carissimo leader: Lautaro Martinez, da Bahia Blanca. Ha il Dna Inter e, di professione, fa il bomber.