Nerazzurro

Simone Inzaghi, bomba-Biasin: "Ha già capito, esonerato"

Fabrizio Biasin

Simone Inzaghi è un tecnico esonerato, lo hanno più o meno capito tutti, lui compreso. Questa cosa può sembrare incredibile, in fondo stiamo parlando di un allenatore semifinalista di Champions, traguardo che all’Inter mancava da un paio di ere geologiche, eppure è così. Potrebbe salvarsi vincendo il coppone a Istanbul, ma per arrivarci deve superare l’ostacolo Milan in semifinale (mica facile) e poi una tra Real Madrid o City in finale (mission semi-impossible). La condizione di questo allenatore è grottesca: in campionato ha perso undici partite, cosa che non è capitata neppure ad alcuni suoi tragici predecessori, ma allo stesso tempo è arrivato al penultimo atto del trofeo più importante del calcio, superando un girone in cui erano iscritte la squadra primissima in Spagna (il Barcellona), la squadra prima in Germania (il Bayern), poi agli ottavi la seconda in Portogallo (il Porto) e nei quarti la prima, sempre in Portogallo (Benfica). Ha messo insieme un figurone, l’esatto opposto di quel che è capitato in Serie A, laddove i nerazzurri sono attualmente a due punti dal Milan (quinto) e, quindi, fuori dai posti che qualificano alla prossima Champions. Ecco, il paradosso è servito: l’Inter è tra le quattro squadre che si contendono la mitica coppa, ma non è dentro alle quattro che se la contenderanno.

Questa cosa ha evidentemente infastidito molti in società, se è vero come è vero che raramente qualcuno si spende nella difesa del tecnico. Buona parte dei tifosi lo ha già scaricato, così come tanti esponenti vip dell’universo interista (vedi Moratti). Nel pianeta dei social, quello dove ti puoi vilmente nascondere dietro a un nome tipo Fragolina54 lo chiamano “Limone”, “Scemone”, “Inadeaguatone” e tutte ‘ste cazzate. Stefano Pioli, bravissimo con il suo Milan, viene giustamente onorato e celebrato per la capacità nel gestire e modellare la sua rosa e stiamo parlando di un allenatore che ha due punti in più del collega, ma anche una semifinale in meno di Coppa Italia da giocare (Inter-Juve in programma mercoledì) e una Supercoppa persa proprio contro il “cugino” (3-0 nel deserto). Questa cosa non gli impedisce di essere celebrato e difeso dalle maestranze quando serve, a differenza del collega, sempre più solo e sbertucciato.

 


Ogni qual volta Inzaghi dice «accetto le critiche, so distinguere tra quelle legittime e quelle non corrette» lancia chiari messaggi, sa bene che all’esterno di Appiano Gentile c’è chi spinge per prendere il suo posto, ma al momento tiene botta portando avanti questa bislacca stagione che, ad oggi, può passare dal fallimento più totale (niente quarto posto, fuori dalla Champions per mano del Milan e dalla Coppa Italia per mano della Juventus: una tragedia), oppure consegnarlo alla leggenda (quarto posto, Supercoppa, Coppa Italia e non aggiungiamo altro che è meglio). In mezzo c’è una gamma di “grigi” che fanno rima con esonero, provvedimento doveroso a tempo debito, ma inaccettabile allo stato delle cose. In molti alzano la mano: «Bello mio, ti sei dimenticato di scrivere che il signorino l’anno scorso ha perso uno scudetto proprio a favore del Milan» e questo è vero, trattasi di macchia indelebile. Ma quella è una colpa che gli può imputare il tifoso, non la società che meno di un anno fa ha scelto di rinnovargli il contratto con scadenza giugno 2024. Quanto alla questione “senza quarto posto l’anno prossimo sono cazzi” è esattamente così: nel caso, saranno cavolacci amari, ma è anche vero che con la semifinale di Champions appena raggiunta l’Inter ha già raccolto oltre 80 milioni di euro (più 10 milioni da incassi da stadio previsti per la semifinale) ed è altrettanto vero che lo stucchevole cortocircuito per cui un quarto posto vale più di un grande cammino in Europa ha francamente frantumato i santissimi (uscire dalla Champions per conquistare il quarto posto che ti qualifica alla Champions dalla quale però poi devi uscire altrimenti addio Champions ecc ecc... Una robaccia così). Ecco, questa micidiale situazione si traduce in una sola cosa: Inzaghi per capacità o anche solo per culo ha portato l’Inter a due passi dal paradiso, nonché gli interisti dentro a un sogno francamente impronosticabile a inizio stagione. Tutto questo è possibile che si trasformi in un incubo, ma anche il quarto posto come unica ragione di vita è un maledetto incubo e quello dipende da tutti tranne che dal signore seduto sulla panca beneamata.