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Jannik Sinner, Senaldi: meglio se vince i tornei e non la Coppa Davis

di Pietro Senaldi sabato 9 settembre 2023

2' di lettura

Alzi la mano chi si ricorda chi ha vinto la Coppa Davis l’anno scorso? E nel 2021? Forse neppure Nicola Pietrangeli, mitico tennista e allenatore della Nazionale di Panatta and friends, che trionfò in Cile quasi cinquant’anni fa. E allora che senso ha che il vecchio leone voglia punire il giovane talento che dà forfait al torneo tra nazioni perché non è in forma e non vuole compromettersi i Master d’autunno, la sfida tra i primi otto giocatori del ranking mondiale?.

«Squalifichiamo chi rinuncia senza infortuni» è il suggerimento dello storico commissario tecnico. Prego, ma non è così che si rilanciala competizione; anzi, sarebbe la via più breve per desertificarla definitivamente. La Davis è stata uccisa da chi, per farla risorgere, ne ha stravolto la formula, trasformando per ragioni televisive e per esigenze di calendario le epiche sfide tra nazioni in delle sorte di spin date della racchetta, mini incontri cotti e mangiati in un pomeriggio.

I tennisti sono liberi professionisti, che s allenano e si muovono a loro spese, tant’è che solo in duecento al mondo, forse anche meno, riescono a vivere bene di questo sport, durissimo e che comporta una selezione spietata, perfino più del calcio. Devono essere lasciati liberi di gestirsi, anche se la Federazione li ha aiutati agli esordi. Quando Sinner perde, non ci presenta il conto e una formula non funziona non è mai colpa dei protagonisti, quanto piuttosto del baraccone. Il tennis non è uno sport di squadra. Panatta chiamava “scimmia” Barazzutti e prendeva in giro il rotondo Bertolucci, suo compagno di squadra. Tutti e tre si misero d’accordo solo quando fu il momento di cacciare Pietrangeli, evidentemente già allora un grande rompiballe, solo due anni dopo che questi li portò al successo.

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