Sotto rete

Luciano Darderi, un'ascesa fulminante nel tennis. Occhio, l'argentina ora vuole scipparcelo

Leonardo Iannacci

Nessuna squadra di Davis al mondo ha un menù così ricco di primizie come quella dell’Italtennis. Berrettini prima e Sinner poi, sono stati i grandi capiscuola della new-age azzurra ma, alle loro spalle, stanno proliferando tennisti baby che si stanno facendo ammirare nei tornei ATP di tutto il globo, e a qualunque latitudine. L’ultimo in ordine di apparizione è Luciano Darderi, italo-argentino senza macchia nè paura, in grado di vincere l’87esimo torneo per i colori azzurri da quando è nata l’ATP. Darderi ha disputato un torneo di Cordoba 250 da favola: dopo aver battuto in semifinale l’idolo di casa Sebastian Baez, numero 26 del mondo, per 6-1, 3-6, 6-3 ha ridicolizzato il malcapitato 34enne Facundo Bagnis in una finale a senso unico per 6-1, 6-4. Darderi ha fatto un clamoroso balzo in avanti nel ranking passando, così, dal numero 136 al 76.

L’analisi è quindi trionfale se si considera che dieci anni fa solo tre tennisti italiani erano nella Top 100, ovvero Fognini, Seppi e Volandri con un’età media di 29 anni. Ora sono sei nei primi 100 di cui cinque tra i 20 e i 22 anni. A parte sua maestà Sinner, citiamo Musetti (al numero 26), Arnaldi (43), Sonego (48), Cobolli (72) e, appunto, la new entry Darderi. Poco oltre i 100 troviamo Fognini (103) mentre Matteo Berrettini dovrà ripartire faticosamente da quota 124 dopo essere stato numero 6.

La storia di Darderi è simile a una favola. Luciano è nato il giorno di San Valentino del 2002 a Villa Gesell, una frazione sull’Oceano alle porte di Buenos Aires. A soli 10 anni e spinto da papà Gino, maestro di tennis che intravedeva talento nel figlio, ha preso una decisione che gli ha cambiato la vita: ha fatto il percorso inverso del nonno, emigrato nel dopoguerra in Argentina, ed è tornato a vivere in Italia. Ha iniziato ad allenarsi tra Roma e Arezzo, ben consapevole che il tennis stava diventando qualcosa in più di uno svago. Allenato dal papà Gino, è cresciuto come atleta ed è riuscito a vincere, tra il 2021 e il 2023, due tornei Challenger e due ITF.

Il suo idolo è Martin Del Potro, grande argentino vincitore di Slam ma costretto a un ritiro anticipato per ripetuti infortuni al polso. Dice Luciano: «Se devo scegliere una caratteristica di Del Potro scelgo la sua forza di volontà. È una cosa che ti prende mentalmente». Ma occhio, buon sangue non mente: Darderi ha un fratello, Vito, classe 2008, che ha esordito nel circuito Atpa 16 anni giocando il Challenger 50 di Buenos Aires. Per Luciano ha colpi e movenze tennistiche da fuoriclasse: «Vito è un animale in campo, fosse per lui non ne uscirebbe mai. Ama soffrire per il tennis e credo abbia un talento incredibile.

 

Non ho nessun dubbio che di100 venterà più forte di me, tra qualche anno potremo toglierci qualche soddisfazione in doppio». E qui sorge l’inghippo: la Federazione di Buenos Aires, visti i risultati di Cordoba, ha puntato gli occhi su Luciano e Vito, visto che possiedono il doppio passaporto. Gelosi della loro discendenza italiana, gli argentini stanno facendo forti pressioni per “arruolarli” nella loro squadra di Davis e strapparli all’Italia. Sull’esito di questo temuto “ratto”, però, nutriamo forti dubbi: Luciano, papà Gino e il 16enne Vito si dicono dei veri paisà e ragionano da italiani. Andrà a finire così? Il futuro è adesso.