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Parigi 2024 nel caos: 10 domande e 10 risposte su Imane Khelif

Gabriele Galluccio
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Imane Khelif è una pugile dilettante che è finita in un vortice di disinformazione mondiale. Politici, intellettuali, opinionisti di vario titolo: in tanti, troppi hanno erroneamente definito l’algerina un uomo o un trans, riducendo a bianco o nero una vicenda che ha tante sfumature e che è estremamente delicata, perché riguarda innanzitutto la biologia. È quindi doveroso mettere ordine tra la marea di informazioni errate sull’algerina che sono state messe in giro negli ultimi giorni.

1. Chi è lei? È un uomo o una donna?
Imane Khelif è nata 25 anni fa a Tiaret, villaggio dell’Algeria Occidentale. Ha iniziato a boxare tardi perché il padre era contrario che praticasse uno sport “prettamente maschile”. È donna fin dalla nascita, come si evince dal suo passaporto, anche se ha delle caratteristiche fisiche che non si adattano alle definizioni tipiche di maschio o femmina. La Khelif è una donna che si sente tale e non si considera nemmeno intersessuale, ma presenta dei disordini dello sviluppo sessuale.

 

2. Qual è la differenza tra “intersex” e “transgender”?
Khelif è vittima di un grosso equivoco. È del tutto errato definirla un trans perché non ha un’identità di genere che non corrisponde al sesso assegnato alla nascita. Tra l’altro la transizione è considerata una pratica illegale in Algeria. Khelif può al massimo essere definita intersessuale, ovvero come una persona che presenta variazioni naturali nei caratteri sessuali che non rientrano nelle tradizionali categorie di maschio o femmina. Le variazioni possono riguardare cromosomi, ormoni, genitali esterni o organi produttivi interni e non sono sempre palesi dalla nascita.

3. Che cosa sono i disordini dello sviluppo sessuale (DSD)?
Qui la materia è complessa e non può essere trattata con la leggerezza che sta contraddistinguendo il dibattito pubblico. Khelif presenta delle differenze di sviluppo sessuale (DSD), ovvero un gruppo di condizioni che coinvolgono geni, ormoni e organi riproduttivi. Secondo il National Institute of Health degli Stati Uniti alcune persone con DSD vengono considerate donne, ma potrebbero avere cromosomi diversi da XX (quelli che contraddistinguono il genere femminile) o elevati livelli di testosterone. Quest’ultimo sembrerebbe essere il caso della Khelif, ma non possiamo esserne certi perché i risultati dei test medici sono privati.

4. Ha un vantaggio competitivo nella boxe?
Difficile stabilirlo. Diversi studi prendono in considerazione gli alti livelli di testosterone e le differenze ossee e muscolari, ma giungono a conclusioni controverse. Ogni caso è a sé e in quello di Khelif non possiamo trarre conclusioni senza cartelle mediche. Però pure un esperto “arcobaleno” ritiene che da un punto di vista fisico sia avvantaggiata: «È innegabile», ha dichiarato Manlio Converti, psichiatra e presidente di Amigay aps. Di certo l’algerina è un’ottima pugile: vanta un record di 37 vittorie e 9 sconfitte, ma finora non ha mai vinto un titolo importante. A Tokyo 2020 non c’erano state polemiche per la sua partecipazione, anche perché non era andata oltre i quarti di finale, battuta dall’irlandese Harrington.

5. Perché era stata squalificata ai mondiali 2023?
Dopo la finale persa nel 2022, nel 2023 Khelif si è ripetuta, arrivando di nuovo all’ultimo atto. A quel punto però è stata squalificata, insieme alla taiwanese Lin Yu-ting, perché per gli organizzatori non rispettava i criteri di genere. «I test del Dna hanno provato che le due pugili hanno cromosomi XY (quelli maschili, ndr) e quindi vanno escluse», scrisse su Telegram Umar Kremlev, presidente dell’Iba. Una decisione controversa, non solo perché presa dopo l’approdo in finale, ma anche perché perla prima volta si faceva riferimento alla Khelif come a un uomo.

6. Perché è stata ammessa alle Olimpiadi di Parigi 2024?
Al Comitato olimpico basta il passaporto che testimonia che Khelif è una donna, tanto è vero che l’aveva ammessa già a Tokyo 2020. Inoltre il Cio è in possesso di documenti medici che attestano l’idoneità della Khelif a gareggiare con altre donne. Va però precisato che i test possono risultare datati perché il Cio non li fa “dall’oggi al domani”, come dichiarato dal portavoce Mark Adams.

7. Perché Iba e Cio si fanno la guerra per la pugile algerina?
l pomo della discordia è l’esclusione della Khelif dal mon diale 2023. Per il Cio si è trattato di una decisione improvvisa, arbitraria e che non aveva nulla a che fare con il genere della pugile. Il Cio ha bandito l’Iba dalle Olimpiadi e ha smesso di riconoscerla, anche perché negli ultimi anni è diventata molto vicina al Cremlino, al punto da sospendere l’affiliazione con la federazione ucraina. La vicenda della squalifica della Khelif è torbida: adesso che il caso è scoppiato, l’Iba non ha più parlato di cromosomi e neanche di testosterone, ma si è limitata a dire che aveva condotto un test medico per il quale l’algerina non rispettava i criteri di idoneità a competere.

8. Ci sono casi simili?
L’unico equiparabile è quello di Caster Semenya, velocista sudafricana che è stata due volte campionessa olimpica degli 800 metri piani. Nel 2010 le fu impedito di gareggiare nonostante fosse nata donna perché presentava un alto livello di testosterone e disordini nello sviluppo sessuale. L’associazione internazionale di atletica dispose un test del sesso, dopo il quale la Semenya fu riammessa. Nel 2019 la World Athletics ha poi introdotto una nuova regola che non consente a donne con DSD di competere senza effettuare trattamenti che abbassino il loro livello di testosterone.

9. Cosa dicono in Algeria?
l Comitato olimpico algerino ha denunciato «menzogne completamente ingiuste» nei confronti della sua pugile, mentre la federazione nazionale di boxe ha parlato di «falsa propaganda e comportamento immorale contro la nostra campionessa». Il ministro dello Sport, Abderrahmane Hammad, ha invece definito la Khelif «nostra figlia, sorella e campionessa. Condanno con vigore l’accanimento mediatico di cui è vittima. Imane, tutta l’Algeria è dietro dite».

10. Cosa succede adesso?
Il Cio ha ribadito che la Khelif ha tutte le carte in regola per combattere con le altre donne. Oggi pomeriggio (ore 17.22) l’algerina tornerà quindi sul ring per i quarti di finale contro Anna Hamori. «Non sono spaventata - ha dichiarato l’ungherese - non vedo l’ora che arrivi questo incontro». E sulla scelta di Angela Carini di ritirarsi dopo 46 secondi: «Non la capisco perché la nostra mentalità è di non arrendersi mai. Sono sicura che non farò lo stesso mai nella vita». La Federazione ungherese ha però inviato una formale protesta al Comitato olimpico.

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