Ancora due giorni e Jannik Sinner tornerà in campo in una gara ufficiale e lo farà sulla terra rossa del Foro Italico di Roma. Tutta Italia lo aspetta, dopo la squalifica di tre mesi accordata in seguito al patteggiamento con la WADA: il numero uno al mondo tornerà a sferzare con la racchetta sabato 10 maggio nel secondo turno degli Internazionali d'Italia, l’avversario sarà il vincente del primo turno: o Navone o Cinà.
Ha fatto il punto sulle condizioni dell’altoatesino, intervistato dal Tg1, il suo coach, Simone Vagnozzi, che ha confermato l’atteggiamento molto ambiguo dei colleghi di Sinner negli spogliatoi, con quel chiacchiericcio fastidioso sulla sua positività al Clostebol e sull'esito del ricorso della WADA. Parole che hanno ferito molto Sinner in questi mesi, fino al punto di indurlo a voler smettere con il tennis: "Mi ricordo prima dell'Australian Open quest'anno, ero in un momento non felicissimo. In Australia non mi sentivo proprio a mio agio negli spogliatoi o al ristorante, i giocatori mi guardavano in modo diverso e non mi piaceva proprio".
Anche Vagnozzi ha respirato la stessa brutta aria, come spiega stavolta al Corriere della Sera: "Eh, quella sensazione lì l'abbiamo avuta un po' tutti… Poi non so se fosse una cosa nostra o se gli altri lo pensassero davvero. Ho apprezzato molto le attestazioni di stima dell'ultimo periodo: la mamma di Rune, Casper Ruud, Zverev. Sono state dette tante cose non giuste ma anche qualcuna giusta. Vedo finalmente giocatori che dicono: attenzione, siamo tutti in una situazione di pericolo. Erano ragionamenti che prima non sentivo fare. Le contaminazioni involontarie ci sono, e sono difficilissime da controllare. Non è giusto fermare un giocatore per una contaminazione del tutto non volontaria, come nel caso di Jannik. Devi squalificare chi si dopa volontariamente, per migliorare la prestazione".
Da quando è stata ufficializzata la squalifica, Sinner ha comunque inforcato la mentalità giusta per affrontarla: "Abbiamo provato a vedere il bicchiere mezzo pieno e a risvoltare in positivo qualcosa che nessuno si augurava. Sappiamo che arriviamo qui senza partite: negli ultimi cinque mesi Jannik ha praticamente giocato solo due tornei, le ATP Finals e l'Australian Open. L'obiettivo, qui a Roma, è fare più partite possibili in vista del Roland Garros. Il primo mese di stop è stato il più rilassato. Jannik non ha toccato la racchetta, è tornato a casa dai suoi, si è riposato. Dal secondo mese abbiamo aumentato il ritmo e nelle ultime settimane, a Montecarlo, ci siamo concentrati sulle simulazioni di match con altri professionisti: l'allenamento, per quanto intenso, non ha nulla a che vedere con la partita di un torneo. Ora è tutto finito e possiamo concentrarci solo sul tennis, senza più avere un peso sulle spalle. Finalmente. Siamo felicissimi di essere qui".