Il giorno dopo il massacro sportivo, ma pur sempre massacro - ci si stralecca le ferite. Nel caso di Psg-Inter 5-0 trattasi più che altro di micidiali e affilatissimi colpi di ghigliottina, ovviamente francese, quelli che i ragazzi di mister Luigi Enrico (fenomenale) hanno inferto ai colleghi nerazzurri, ben presto decapitati nei rispettivi sogni di gloria. La prestazione in terra tedesca dei non più campioni d’Italia (e figuriamoci d’Europa) è inspiegabile e allo stesso tempo inattesa e ingiustificabile: undici pulcini al cospetto della Legione Straniera e nessun “gallo nerazzurro” capace di trascinare i compagni secondo il motto «questa è la nostra ultima occasione! Siamo vecchi come Matusalemme! Sbraniamo i mangia-formaggio e prendiamoci la coppa!». Non ci sono riusciti, si sono fatti annichilire e hanno fatto pio-pio in modo imperdonabile: se nutrivi una speranza passava proprio da una prestazione caratteriale che, invece, si è ben presto trasformata in una prestazione penosa (letteralmente “del kaiser”).
Anche Inzaghi, in quanto mister, ha le sue colpe: se la squadra non risponde è responsabilità di chi la manovra da 4 anni e dovrebbe conoscerla con dovizia di particolari, ovvio. E comunque è il caso di approfondire nel dettaglio la questione e non limitarci al “brutto e cattivo”. Nella triste e tragicamente storica serata bavarese, l’Inter ha miseramente fallito e, quindi, merita la reprimenda, ma è pur sempre la stessa squadra che nell’era inzaghiana ha regalato ai suoi tifosi vittorie, gioco, emozioni, tutte cose per nulla scontate anche in piazze ben più ricche e spendaccione di quella nerazzurra.
Nella giornata di domani allenatore e dirigenza si incontreranno per decidere se e come andare avanti insieme, l’incastro è possibile ma affatto scontato. Quasi tutto ruota attorno a un comandamento inderogabile: Inzaghi pretenderà di essere aiutato. Ecco, aiutare Inzaghi non significa ricoprirlo d’oro - quello che gli garantirebbe l’Arabia Saudita - ma mettersi a investire corposamente sul mercato dopo un quadriennio di sessioni praticamente a costo zero. È la classica conditio sine qua non: la squadra va rinforzata, ringiovanita, supportata, allargata e si può fare il tutto grazie a un bilancio quello del club - tornato in attivo dopo un’eternità proprio grazie ai risultati ottenuti sui campi della Champions e ai quattrini dell’imminente Mondiale per Club. Se la società risponderà “si può fare” allora Inzaghi proseguirà, viceversa toccherà al futuro e nuovissimo tecnico doversi districare tra la necessità di arrivare in fondo alle competizioni e il tentativo di farlo dopo aver speso quattromila lire.
L’Inter ieri ha vissuto una delle pagine più tristi della sua storia e tutto questo in qualche modo è figlio di una narrazione mediatica che ha portato i nerazzurri ad essere per tutti la squadra “costruita per vincere ovunque”, anche se questa illusione è esattamente figlia del gran lavoro portato avanti dal suo allenatore. Considerazione finale. Tra (1) tornare a giocare una finale di Champions League dopo aver battuto Bayern Monaco e Barcellona e (2) perderla clamorosamente 0-5 col Psg, la cosa meno probabile era la 1: chi non è d’accordo è libero di farlo, ma - consentitecelo - ha una visione distorta dello straordinario universo pallonaro.