Si torna a parlare di Jannik Sinner. E si torna a parlare del look sfoggiato a Parigi. La scelta di Nike per l'abbigliamento del numero 1 al mondo al Roland Garros, è cosa nota, ha suscitato non poche discussioni tra i tifosi. La maglietta verde smeraldo con un colletto bianco dal sapore rétro, abbinata a pantaloncini e cappellino blu cielo e calzini bianchi, si è rivelata piuttosto insolita rispetto a quanto siamo abituati a vedere in campo (si pensi a Carlos Alcaraz, che vanta il medesimo brand come main-sponsor).
E insomma a lungo ci si è interrogati: perché quell'outfit, per Sinner? Nelle ultime ore ecco che ha iniziato a farsi largo sui social una teoria piuttosto peculiare, rilanciata da Italia Oggi: potrebbe trattarsi di una sorta di dichiarazione di appartenenza.
Jannik Sinner proviene da San Candido, noto anche come Innichen in tedesco e Sanciana o San Candel in ladino, un comune dell'Alto Adige situato nell'Alta Pusteria. In questa zona si parla ancora la lingua ladina, regione che comprende le cinque valli dolomitiche storiche di lingua ladina, oltre a due valli che si estendono tra Trentino-Alto Adige e Veneto: la Val Badia, la Val Gardena, la Val di Fassa, la Valle di Fodóm, la Valle d'Ampezzo, Agordino e Cadore. La Ladinia ha una propria bandiera, caratterizzata da tre colori: il verde dei prati e dei boschi, il bianco delle montagne innevate e il blu dei cielo in primavera. Sui social, qualcuno è passato a tempo record alle conclusioni: con quei colori del completino, Sinner avrebbe voluto manifestare il suo attaccamento alla terra d'origine, piuttosto che all'Italia.
Panzane, ovviamente. Ma la teoria ha subito dato nuova linfa a tutti i rosiconi e agli haters che credono che Sinner non abbia a cuore l'italia, sia per il suo essere altoatesino sia per il fatto che la sua residenza sia a Montecarlo. In ogni caso, va ricordato che il main sponsor del Roland Garros abbia come principale colore proprio il verde. Possibile, dunque, che si tratti di un'assonanza scelta da Nike per farlo sentire ancor più al centro della scena. Ma sono solo... parole, parole, parole.