I Championships non fanno sconti. Non li hanno mai fatti a nessuno, soprattutto perché si parla di una superficie, l’erba, che non perdona, che ti costringe a giocare con le ginocchia piegate e quella palla che schizza, in quella che è la superficie viva per definizione. A Wimbledon si vince con i fondamentali a posto, con la testa e, alle volte, imponendo la propria aura sull’avversario di turno. «Quando ho visto il tabellone ho pensato “che sfiga!”»: ha esordito così Luca Nardi nella classica intervista post match rilasciata in una delle piccole ma accoglienti sale dedicate a Wimbledon, dopo la sconfitta per 6-4 6-3 6-0 con Jannik Sinner, numero 1 al mondo e nella ristrettissima rosa dei favoriti alla vittoria finale.
Un match praticamente a senso unico, punto a punto solo fino al decimo game del primo set, quello che ha dato il break decisivo a Sinner per la conquista del parziale, dando il la a quello che sarà poi un dominio nel secondo e nel terzo set, in un campo, il numero 1 di Wimbledon, iconico e mai così caldo. Siamo di fronte alle due giornate iniziali più bollenti della storia del torneo con temperature oltre la soglia dell’accettabilità londinese e un’umidità che rende tutto più difficile. Non per il numero 1 al mondo che, in conferenza stampa, ha ribadito un solo ed inequivocabile concetto a chi ancora avesse dubbi su come si lavora e si migliora, ogni giorno di più: «Siamo gente di montagna, conosciamo una sola strada: il lavoro». C’è tutto qui dentro. Compreso il sacrificio e la tenacia che trasparivano ad ogni espressione, dietro quella immagine da giocatore e uomo che sa quello che vuole e come arrivarci. «Penso alla finale di Parigi? Certo che ci penso, ed è uno stimolo per lavorare anche più duramente». La giornata ha regalato, non ce ne vogliano gli altri azzurri, un altro grande sorriso, quella di una giocatrice troppe volte sottovalutata, forse in primis da se stessa, ma con una dote di talento potenziale molto alta: Elisabetta Cocciaretto è la vera protagonista di giornata.
Non è da tutti battere la numero 3 al mondo a Wimbledon, giocando un match alle soglie della perfezione, per tempismo, temperamento e sorriso: Jessica Pegula è battuta 6-2 6-3 senza possibilità di replica. Un gioco attento, aggressivo che si sposa bene con l’erba: «Il mio coach Fausto (Scolari ndr) mi ha cambiato: prima giocavo in maniera molto più attendista, adesso sono io ad attaccare». Ed è proprio Fausto Scolari a condividere con Sinner l’idea della montagna e del sacrificio che ha trasmesso a Elisabetta: «Mi ha insegnato che nulla arriva per caso, bisogna lavorare sodo. Ogni giorno». E la montagna sembra essere il file rouge che unisce tutto. Cocciaretto infatti rivela una telefonata importante: «Ieri ho parlato con Sofia Goggia, che mi ha detto tante cose utilissime che terrò bene a mente per il futuro.
Una di queste cose che mi ha detto è focalizzarsi su me stessa, sui miei progressi e sui miei miglioramenti». Visto il risultato, presa in parola. Dai sorrisi alle delusioni: quella di Lorenzo Musetti che ha perso da Niko Basilashvili 6-2 4-6 7-5 6-1 e che perderà i 720 punti della semifinale dello scorso anno, punti che volevano dire tanto. «Purtroppo sono arrivato qui non nelle migliori condizioni. Ho provato a dar battaglia e a recuperare come ho sempre fatto, ma poi mi sono detto: se anche dovessi vincere il terzo set, come riuscirei ad andare avanti?». Sincero come sempre Lorenzo in conferenza stampa, con quell’espressione e quegli occhi che permeabili al dolore, e al dispiacere per essere arrivato non nelle migliori condizioni al torneo che lo aveva visto protagonista lo scorso anno. Da segnalare tra gli azzurri le vittorie di Flavio Cobolli, in tre set su Zhukayev, che continua in quella che è la sua stagione migliore a regalarsi gioie, Lorenzo Sonego, anche lui bravo a vincere in tre set su Faria, e Lucia Bronzetti che ha avuto la meglio sulla svizzera Tiechmann 6-4 7-5. Out anche Arnaldi e Zeppieri, sconfitti dall’olandese Van De Zandschulp e dal giapponese Mochizuki.