L’Inter d’un tratto finisce in un casino bellissimo. Già, bellissimo perché lo sfogo di Lautaro Martinez, oltre che necessario, è stato perfetto sia nei modi sia nei tempi: ultima occasione prima delle necessarie vacanze e alla vigilia dell’inizio del mercato in cui si possono fare grandi movimenti. Lautaro, poi, in un solo colpo ha parlato a più persone. Ai compagni che vogliono andare via ma non hanno il coraggio di dirlo ha detto di accomodarsi all’uscita, ché il gruppo ha intenzioni serie e non prevede eccezioni. Ai dirigenti che forse preferivano conservare qualche giocatore simbolo di questi anni ha detto che no, non si può, perché qualcuno, a loro insaputa, ritiene chiuso il ciclo.
Il presidente Marotta ha subito colto i risvolti positivi di una dichiarazione così netta. «Immagino si riferisse a Calhanoglu - ha commentato a caldo tra Mediaset e Dazn - Sono parole da capitano, ha sottolineato alcune supposizioni e alcune verità. Quando un giocatore non vuole più stare qui è giusto che vada. L’ho sempre detto, ma ad oggi nessuno ha manifestato questa volontà». L’assunto di Lautaro per cui chi non vuole rimanere è meglio che vada è da sempre un mantra di Marotta, quindi c’è piena sintonia sul tema. Così il presidente dice anche che nessuno è uscito allo scoperto e, soprattutto, nessuno ha portato offerte congrue. «Con Hakan parleremo e risolveremo nel migliore dei modi e in tempi brevi», aggiunge, ed è così: Ausilio ha convocato giocatore ed entourage nei prossimi giorni. «Il richiamo di Lautaro trova condivisione nella società, è lo spirito vincente che può portarci lontano» e questa è malta che cementifica il rapporto tra i leader di campo e quelli in scrivania, fondamentale in un momento di passaggio della guida tecnica.
La risposta di Calhanoglu è la parte della storia più sorprendente perché avviene via social, ovvero lo strumento da non usare in questi casi. E anche il contenuto stona. «Rispetto ogni opinione, anche quella di un compagno, anche quella del presidente. Ma il rispetto non può essere a senso unico. Le parole arrivate dopo la partita mi hanno colpito. Parole dure che dividono, non uniscono», quando in realtà è tutto il contrario: smarcano chi non è connesso all’Inter per unire chi vuole rimanere. «La storia ricorderà chi è rimasto in piedi e non chi ha alzato la voce», pare una citazione estratta da un film. Con «Il futuro? Vedremo» conferma la tesi di Lautaro per cui non è convinto di rimanere. «Ho sempre cercato di essere un punto di riferimento non a parole ma con i fatti» scritto in un lunghissimo post su Instagram. E poi, Lautaro ha parlato per difendere l’Inter mentre Calhanoglu ha scritto (senza mostrarsi) per difendere se stesso. Al contenuto del turco ha messo un “like” Thuram. Superficialità da scrolling social o anche il francese, che da sei mesi non è pervenuto in campo, si è sentito bersaglio delle parole di Lautaro? Sono presenti i like anche della moglie di Inzaghi e di Arnautovic, non quelli di altri attuali compagni. Ora l’Inter è davanti a una sliding door. È stata spazzata via dall’interno l’idea di un restyling alla facciata di un palazzo che ha invece bisogno di essere ristrutturato. Anche in considerazione della stagione economicamente fortunata, c’è la possibilità di farlo. Lautaro ha spalancato la porta. Ma non può segnare lui, stavolta: deve farlo la società.