“Mi ha preso a calci in c..o”. È questa la frase (amara e autoironica) di Kiri Lehecka, che contro Jannik Sinner ha perso tre volte su tre, l’ultima nello scorso Roland Garros a Parigi per 6-0 6-1 6-2. In quel match definì così la prestazione del 23enne altoatesino, che non finisce di ricevere complimenti da tutte le parti. Alexander Zverev, sotto un selfie con Jannik Sinner postato al ritorno dall’Australia, dopo la finale persa contro di lui agli Australian Open, ci aveva scherzato su: “Almeno sull’aereo mi hanno dato un posto davanti a lui”. Non a caso, dopo aver capitolato nella finale di Wimbledon, Carlos Alcaraz ha ammesso pubblicamente sulla Volpe di Sesto Pusteria: “Ha giocato due settimane perfette, meritava il trofeo”. In campo, però, lo spagnolo si era lasciato andare a parole più crude rivolte al suo coach: “Non lo tengo, non c’è modo”, e alla fine la sconfitta è arrivata in quattro set.
Insomma, Sinner è tornato in una forma straordinaria, dopo lo stop di tre mesi forzato per il caso doping. E gli avversari sono tornati a temerlo. Chi lo ha visto da vicino sa di cosa parla. Alcaraz può scagliare dritti a 170 all’ora, ma l’italiano impone ritmi leggermente inferiori e costanti, con scambi da dieci, quindici colpi in apnea. È un tennis sincopato, feroce, di quelli che logorano. E dietro la calma apparente del 23enne altoatesino c’è invece un lavoro preciso e attento nei dettagli, come racconta Taylor Fritz: "Uno che nei giorni senza partite lo vedi allenarsi per due ore di seguito, con un’intensità che sbalordisce tutti quanti, noi per primi, che facciamo il suo stesso mestiere — le parole dello statunitense — Ha un che dell’artigiano, prova, riprova, cerca nuove soluzioni, nuove forme per il suo tennis, e il piacere che prova nel lavorare per migliorarsi glielo leggi in faccia".
In molti, battuti, finiscono per inchinarsi. Daniil Medvedev, dopo averlo affrontato più volte, ha confessato: “Mai giocato contro uno così forte”. Ben Shelton, travolto a Londra, ha spiegato: “Con lui tutto sembra andare al doppio della velocità”. Tommy Paul lo descrive con un’immagine curiosa: “Quando gioca così bene sembra nudo, senza segreti, Jannik è un tennista nudo”. C’è chi spera ancora di trovare un varco, come De Minaur, ma i testa a testa raccontano di set concessi col contagocce e di score imbarazzanti. Casper Ruud, annichilito più volte, ammette: “Il suo tennis è il più vicino alla perfezione che abbia mai visto”. Persino Zverev, che pure gli è rivale, lo guarda con sincera ammirazione: “È di un altro livello”. Insomma, parole di elogio per un tennista che non finisce mai di stupire.