Tutti i calciatori vengono acquistati per essere inseriti in un progetto. Tutti tranne Adrien Rabiot, che ti porti in casa come un pacchetto completo: il centrocampista dal rendimento costante, l'ingaggio corposo (3,5 milioni netti che diventano 4,5 in caso di qualificazione in Champions), e, soprattutto, la madre-manager che ha reso suo figlio il primo e unico esemplare di “calciatore freelance”. Ieri mattina il pacchetto è atterrato a Milano: mamma Veronique, con consumata abilità pokeristica, chiariva che «il Milan è sempre stato la prima scelta» mentre il “piccolo” Adrien azzardava un «sono contento, forza Milan!» a rimarcare il concetto. Dichiarazioni di facciata del freelance o missione rossonera sposata per amore di Allegri? Chissà se il protocollo del distacco emotivo verrà ripristinato in sede di conferenza (alle 12), senza l'ombra lunga di Veronique. Anche quando non c'è fisicamente, la mamma-agente è ben presente nella vita professionale del figliolo. E la storia racconta di scontri con tutti tranne che con la Juventus governata, anche per la successione di dirigenti, da Allegri.
Mamma Veronique si è scontrata con il Psg, con la Federazione francese e infine con il Marsiglia dopo l'arcinota rissa con Rowe che, tu guarda il destino, ora è giocatore del Bologna che domenica affronterà (si spera a calcio, e non a calci) proprio il Milan. «Sono bugiardi e traditori, peggio del Psg. La rissa è una scusa, è questione di soldi», ha dichiarato Veronique circa i dirigenti del Marsiglia. E ancora: «De Zerbi ha detto di essere rimasto scioccato ma è lui che urla e abbaia. Visto che ha dato una seconda opportunità a Greenwood che ha picchiato la moglie, poteva darla anche ad Adrien». Difendere il figlio a costo di attaccare i colleghi, questo è il tenore del personaggio che ormai più nessuno si porta in casa. Nessuno tranne il club in cui allena Max Allegri, beninteso. La contraddizione della carriera di Rabiot è diventata evidente alla Juventus, sposata dopo l'addio burrascoso a Parigi nel 2019. Titolare sempre, leader mai. Rabiot è un satellite esterno al nucleo emotivo del gruppo, un freelance che fa il suo, niente di più e niente di meno, per andarsene alla scadenza senza che i sentimenti possano appesantire l'addio.
Calciomercato, il pagellone: chi delude e chi fa il botto
Alla fine le grandi rivoluzioni promesse da questo mercato non ci sono state. Con quasi tutte le panchine stravolte, esc...Alla scorsa estate risale la fotografia perfetta del calciatore-freelance: lui, un campione del Mondo e svincolato di lusso in quanto Under 30, è a Ibiza, in barca, a fine agosto, a campionati già iniziati. Scegliendo il “quando” iniziare a lavorare, deve accontentarsi del “dove”: non il Real Madrid o il Bayern Monaco ma il Marsiglia che, con tutto il rispetto, rappresenta un passo indietro dopo l'esperienza alla Juventus. Dopo la rissa di Marsiglia, la sentenza è che fidarsi di Rabiot è bene, non fidarsi è meglio. Normale che Adrien cerchi le figure genitoriali: la mamma, certo, ma anche il “papà” calcistico Allegri (il suo, Rabiot, lo ha perso da giovane, motivo per cui Veronique è così presente) che lo chiama e lo invita al Milan per una missione inedita e rischiosa: diventarne leader. La prima risposta arriverà domenica contro il Bologna dato che Rabiot è già certo di una maglia da titolare.
L'ipotesi più semplice lo vede prendere il posto di Loftus-Cheek nel 3-5-2, mala sua presenza potrebbe stimolare Allegri ad avanzare l'inglese nel ruolo di seconda punta (dato che né Leao né Nkunku saranno a disposizione) per un Milan a “trazione centrocampisti”. E qui sorge una suggestione di allegriana memoria: che tutto questo possa portare alla riesumazione del vecchio rombo, quel 4-3-1-2 che nessuno usa più? Chissà. Di sicuro Rabiot sarà al centro del nuovo Milan nella speranza che mamma Veronique, con tutto il bene, lo sia stata soltanto ieri.