Scordiamoci il passato, ma fino a un certo punto. Andrea Dimarco, esterno sinistro dell'Inter e della Nazionale, alla vigilia della sfida di Champions League contro lo Slavia Praga (la seconda dopo la vittoria in casa dell'Ajax) regala una carezza al neo-tecnico Cristian Chivu, ma soprattutto un graffio a Simone Inzaghi, volato in Arabia all'Al Hilal subito dopo il Mondiale per club chiudendo nel modo più improvviso e traumatico possibile un ciclo vincente per certi versi (uno scudetto e due secondi posti più due finali di Champions in 4 anni) e deludente per altri (l'ultimo mese horror della scorsa stagione, con l'eliminazione in Coppa Italia contro il Milan, lo scudetto "regalato" al Napoli di Conte, il tremendo ko di Monaco contro il Psg).
"Mi serviva il cambio di allenatore? Io dico solo che più giochi più migliori la condizione. Uscendo matematicamente dopo 60 minuti, era difficile crescere di condizione, quest'anno si vede la differenza visto che gioco molto di più", è lo sfogo del laterale di spinta, uno dei pochi cambi "anticipati" di un allenatore come Inzaghi famoso per il suo conservatorismo, eccetto nei casi di infortuni o ammonizioni.
Al match contro lo Slavia, sottolinea il 27enne, "arriviamo bene, domani dobbiamo cercare di fare la quarta vittoria consecutiva. Sto ritrovando la fiducia con l'aiuto del mister, tramite gli allenamenti. Mi mancava un po' di fiducia a livello personale, mi sono reso conto nell'ultimo periodo che non ho reso come negli ultimi anni. Questo può succedere, io cerco sempre di migliorarmi e ora ne sto uscendo con l'aiuto del mister e dei compagni".
"Quest'anno - ha aggiunto - si è ripartiti da zero, dobbiamo cercare di seguirlo nel migliore dei modi". Non mancano parole di affetto e incoraggiamento per Pio Esposito, l'attaccante 20enne grande talento del calcio azzurro che nel weekend ha trovato il suo primo gol in campionato con la maglia nerazzurra, nel 2-0 di Cagliari: "E' un ragazzo che lavora tanto e migliora ogni giorno. Sta facendo di tutto per diventare un attaccante europeo. Bisogna lasciarlo crescere senza pressioni. Io lo conosco da quando aveva 5 anni perché i nostri fratelli giocavano insieme".