Nel suo editoriale sul Corriere della Sera, Adriano Panatta lancia un allarme chiaro: il tennis moderno è diventato “una prova di sopravvivenza”. E il problema, spiega l’ex campione, “non riguarda solo Sinner, ma tutto il sistema”. Il campione del Roland Garros 1976 prende spunto dai recenti ritiri di Jannik Sinner a Cincinnati e Shanghai, due tornei “giocati in condizioni estreme” che, secondo lui, “sono finiti con due ritiri evitabili e dolorosi”. Una responsabilità che non è del giocatore, ma di un calendario sempre più soffocante: “Mi chiedo, ma è proprio necessario questo tour de force?”, scrive l’ex numero uno azzurro, ricordando che Sinner dovrà affrontare in un mese e mezzo “Riad, Vienna, Parigi, le Finals e la Davis”.
L’ex vincitore di Roma e Parigi invita i tennisti a ribellarsi: “Non dovrebbero essere i tornei a garantire la salute dei giocatori? Oggi è più difficile dire no, ma si può farlo. Alcaraz l’ha fatto prima di Shanghai, bella mossa Carletto.” Panatta sottolinea come i top player “potrebbero programmare l’anno solo sui Grand Slam e sui Masters 1000”, evitando di rincorrere punti e ranking: “Primo o secondo non cambia nulla, e chissenefrega del numero uno se per ottenerlo ci si distrugge”.
Adriano Panatta, sconcertante verità su Jannik Sinner: "Perché si è ritirato"
Lo svenimento di Fucsovics, i malori di Fritz e Mpetshi Perricard, i giramenti di testa di Comesana e Djokovic, il forfa...Ma la critica più dura è rivolta alle istituzioni: “Le condizioni di stress non sembrano interessare granché gli organizzatori. Solo l’Australian Open ha un regolamento che tutela dal caldo estremo.” E chiude con una stoccata nostalgica: “Sono felice di essere nato troppo presto, perché in un tennis così non mi sarei divertito neanche un po’”.