La stagione della Ferrari, nata con l’obiettivo di vincere, rischia di diventare una delle peggiori degli ultimi anni. Zero successi, un terzo posto insidiato dalla Red Bull e un clima interno sempre più teso. A sei Gran Premi e tre Sprint dalla fine, scrive Daniele Sparisci sul Corriere della Sera, la SF-25 mostra tutti i suoi limiti: la macchina “è nata male” e, cosa ancor più grave, non è mai davvero migliorata. Mentre la Mercedes ha saputo reagire, vincendo due gare con Russell, la Ferrari ha insistito su soluzioni inefficaci, incapace di correggere i propri errori o anche solo di ammetterli.
Secondo Sparisci, il problema non è solo tecnico ma gestionale. L’asse Maranello-pista non funziona: “Si critica una gestione troppo centralizzata” che blocca la flessibilità e rallenta le decisioni durante i weekend di gara. Gli errori nella messa a punto, nelle strategie e nella gestione delle gomme, che continuano a non entrare in temperatura, sono diventati cronici. Hamilton, deluso, avrebbe inviato nuove relazioni ai vertici per sollecitare cambiamenti nei metodi di lavoro, senza però essere ascoltato".
Il nodo principale resta quello del track engineering, l’area che traduce il progetto in prestazione in pista. È qui che Ferrari mostra la sua fragilità maggiore. “Troppi tecnici di valore hanno lasciato il gruppo pista”, osserva Sparisci, e le sostituzioni non hanno portato risultati. Le difficoltà della SF-25, incapace di mantenere l’altezza ideale da terra per generare carico aerodinamico, hanno costretto la scuderia a interventi drastici e spesso inefficaci, aggravati dai controlli serrati della Fia. Il risultato è un team impaurito, rigido e in affanno: “La crisi Ferrari – conclude Sparisci – è figlia di errori tecnici, ma soprattutto di un sistema che non sa più reagire”.