La sosta - l’ultima dell’anno solare - offre l’assist per un primo bilancio. La classifica, dopo undici giornate, recita 24 punti perla capolista. È la quota più bassa dell’ultimo decennio. Non è un incidente statistico ma un sintomo perché le prime in classifica contano già 3 sconfitte a testa, quelle che la squadra campione solitamente incassa in una stagione intera. Insomma, il campionato va a rilento, quasi all’indietro come un gambero, e il motivo non è tecnico o economico, ma tattico e filosofico: nessuno sta proponendo qualcosa di nuovo e nessuno sta facendo valere le proprie ambizioni. Nessuno, finora, ha avuto realmente la volontà di fare una stagione "grossa", di alzare il livello, di provare a scappare.
È il campionato dall’accontentarsi o, peggio, del lamento. Il primo attore è stato proprio chi, per blasone e scudetto sul petto, doveva trainare il gruppo: Antonio Conte. Le sue dichiarazioni post-Bologna sembrano l’inizio della fine, l’avvio dell’esplorazione di una via di fuga. Ne fece di simili alla Juventus e all’Inter. E quella frase, «non voglio accompagnare un morto», ricorda sinistramente gli addii al Chelsea e al Tottenham.
Il “gamberismo” del tecnico campione in carica ha creato un vuoto che le altre non potevano colmare. Il Milan veniva dall’ignoto, e Allegri dall’anno sabbatico, giusto non promettere mari e monti. La Juventus ha problemi strutturali che Spalletti non può risolvere in dieci giorni. L’Atalanta è crollata nelle sue scelte mediocri per definizione mentre la Roma di Gasperini era un’incognita.
E l’Inter? Chivu aveva troppi problemi da risolvere per lanciarsi in un harakiri comunicativo e si è dimostrato saggio nel crescere per gradi, assieme al rendimento della squadra. La somma di questo fuggi-fuggi è un campionato in naftalina. Ma, finalmente, arrivano due segnali. La partita solidissima della Roma contro l’Udinese e i primi, impressionanti minuti dell’Inter contro la Lazio sono le prime risposte a questo vuoto di potere perché arrivano dopo il flop del Napoli che porgeva la vetta della classifica a chi delle due l’avrebbe afferrata. I giallorossi, come ha felicemente ammesso Gasperini, si stanno convincendo di quel che fanno e ora sono lassù pur con lacune che, in altri contesti, renderebbero la squadra da quinto posto: giocano senza centravanti e la formazione è la stessa dell’anno scorso, Wesley a parte. Come Gasp sta issando la Roma lassù, Chivu ha spinto di nuovo l’Inter fuori dall’oscurità.
E ora occhio perché i nerazzurri possono iniziare il campionato che preferiscono, quello della corsa (quasi) solitaria. A margine- anzi, non più a margine- c’è qualcuno che sta dimostrando un’ambizione vera ed è il Bologna. Il merito va a Italiano, al momento il miglior allenatore del campionato: un tecnico che fa sempre bene, che alza il livello nonostante quello della rosa si abbassi. Lui sì che non corre come un gambero.