Novak Djokovic è arrivato a Bologna in occasione delle Finals di Coppa Davis, ma questa volta senza l’obbligo di scendere in campo per difendere i colori della Serbia. Il campione serbo ha partecipato a una cerimonia in ricordo di Nikola Pilić, uno dei suoi storici allenatori, cogliendo l’occasione per commentare quanto accaduto nelle ultime Finals a Torino, dalle quali aveva deciso di rinunciare in extremis.
Djokovic ha ammesso di non essere riuscito a seguire integralmente le partite tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, ma non per mancanza di interesse. “Non mi piace guardare perché voglio essere là, non ho visto tutta la partita, però ho visto il primo set, perché adesso, come al solito, è una tradizione quando giocano loro il 7-6 in un modo o nell’altro", ha spiegato, raccontando il senso di “sofferenza” provato nell’essere spettatore piuttosto che protagonista.
Il serbo ha voluto sottolineare l’impressionante livello dei due giovani campioni, che stanno dominando il panorama tennistico mondiale: “Molta tensione, molta intensità e un livello astronomico, sinceramente, molto bravi. Non mi piace guardare perché voglio essere là, però le partite di loro due adesso con piacere le guardo, perché è veramente un livello molto alto e la rivalità di loro due è una cosa molto positiva per il nostro sport”.
Djokovic ha poi reso omaggio a Sinner, protagonista di una striscia di successi indoor senza precedenti: “Loro sono fantastici, ma anche Jannik, per quello che ha fatto particolarmente a livello indoor negli ultimi due anni, è molto storico”. Il serbo ha inoltre offerto suggerimenti a coach Cahill, contribuendo al miglioramento della tecnica e della strategia dell’azzurro, evidenziando come la nuova generazione stia già scrivendo pagine importanti della storia del tennis. Con la sua presenza a Bologna, Djokovic conferma il ruolo di punto di riferimento e testimone della crescita dei giovani campioni, tra ammirazione e consigli preziosi.