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Massimiliano Allegri gela Diletta Leotta: "Non è il suo forte", finisce male

di Roberto Tortora lunedì 24 novembre 2025

2' di lettura

Quando Adriano Galliani portò Max Allegri al Milan, nel 2010, disse che aveva il “phisique du role” per allenare i rossoneri. Ebbene, dopo 15 anni Max ha dimostrato di avere il dna non solo da allenatore di grandi squadre, ma anche quello di showman. Con le sue mimiche a bordocampo, i suoi sorrisi beffardi, le sue sfuriate, le giacche volate via. E così, dopo il trionfo di corto muso nel derby contro l’Inter, non si è risparmiato nemmeno davanti alle telecamere, con qualche stoccata e un siparietto su DAZN.

Nel post-partita, il tecnico rossonero ‘rimprovera’ addirittura Diletta Leotta: la giornalista, introducendo in studio Gigi Buffon, dice – “Con Buffon avete vinto quattro scudetti…” – ma lui la corregge subito con tono ironico: “Come quattro… sono cinque. Perché quattro? La matematica non è il suo forte”. Una battuta che parte pungente, ma finisce in dolce retromarcia.

Quando Diletta (che non è un carattere arrendevole) replica con garbo – “Insieme ne avete vinti quattro. Perché poi Buffon è andato al Paris Saint-Germain” – arriva la risposta dell’ex numero uno: “Sì, mi ero stufato”. Ma il colpo di scena arriva quando Allegri, realizzando l’errore, ammette: “Mi scusi”.

Chiede scusa, non certo per demerito sportivo, ma per un semplice calcolo: il suo è un mea culpa da grande attore del calcio. E non manca di criticare nemmeno i suoi giocatori quando sbagliano, come Leao: “All’inizio del primo tempo siamo stati un pochino assenti, anche se ci sono state 4-5 situazioni dove avremmo potuto rifinire meglio. Ci siamo difesi con ordine, ma Rafa è mancato un pochettino nell’uno contro uno”.

Per la Leotta la serata non è stata semplice, perché anche sull’altra sponda del Naviglio, quella nerazzurra, ha incontrato un allenatore puntiglioso come Chivu. Quando, infatti, gli chiede del perché abbia sostituito Lautaro, l’allenatore dell’Inter è dritto: “Perché, non posso cambiare i giocatori? È una scelta tecnica, è una scelta mia, anche i ragazzi in panchina hanno dato il loro contributo”. Insomma, il derby è sempre il derby e la tensione precede, vive e segue una partita che esprime una rivalità “senza fine”, la stessa cantata dalla musa di Milano, Ornella Vanoni. Ricordata, infatti, prima della partita con il suo brano struggente che ha commosso San Siro.

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