Lo sfogo è arrivato a caldo, subito dopo il ko della Juventus contro il Napoli, ed è stato diretto, durissimo, senza alcun filtro. Ezio Greggio, storico tifoso bianconero, ha affidato ai social tutta la propria rabbia per una sconfitta che, a suo avviso, rappresenta solo l’ennesimo capitolo di una gestione ormai fallimentare. Nel mirino dell’attore e conduttore finiscono società, dirigenti, mercato e una squadra che continua a non convincere, nonostante gli investimenti effettuati negli ultimi anni.
La battuta d’arresto contro i partenopei ha infatti riacceso il dibattito sui limiti strutturali della Juventus, una squadra assemblata in estate con operazioni onerose ma che fatica a trovare identità e continuità. Il nuovo corso tecnico guidato da Luciano Spalletti si scontra con una rosa giudicata da molti incompleta e confusa, eredità di scelte dirigenziali che continuano a dividere la tifoseria. Sui social, nelle ore successive alla partita, si è scatenata una vera e propria ondata di contestazioni, alla quale ha preso parte anche Greggio con un lungo e polemico post su Instagram.
"Io vorrei sapere se la proprietà si rende conto che ha messo in punti chiave dirigenziali della società, degli incapaci e inesperti che hanno comprato dei bidoni come Openda, David, Cabal e altre mezze tacche che non sono degne di stare manco in panchina. Abbiamo ancora Kostic – si legge -. Spalletti se deve fare cambi si ritrova gente che corre in giro per il campo, che non ha i fondamentali, che butta via la palla e ci fa pure prendere goal. Giocatori ( si fa per dire) che non solo non sono degni della Juve ma neanche delle squadre ultime in classifica della serie A".
Nel suo sfogo, Greggio non risparmia nemmeno un riferimento simbolico alla storia del club e alla famiglia Agnelli, evocata come metro di paragone con il presente. "Anche stasera Giovanni e Umberto non riposeranno in pace". Un’amarezza profonda, quella espressa dall’attore, che rispecchia il sentimento di larga parte del popolo bianconero, abituato per anni a vincere e a dominare in Italia e in Europa, e ora costretto a ridimensionare le proprie ambizioni. L’obiettivo minimo resta la qualificazione alla Champions League, traguardo considerato da molti più utile per i bilanci che per reali prospettive sportive. In questo contesto, immaginare una Juventus protagonista fino in fondo in Europa appare complicato. "Sono anni che ci ritroviamo in campo acquisti di bidoni di tutti i tipi che han fatto fare affari solo a chi se ne è liberato – dice Greggio -. E forse non solo a loro, ma non alla Juve".
Infine, Greggio chiama in causa anche l’allenatore, ritenuto vittima di una situazione complessa, con una rosa poco equilibrata e distante dagli standard storici del club. "Il povero Spalletti è un grande allenatore ma non può giocare un campionato, anzi 3, non solo senza qualche fuoriclasse da Juve, ma al massimo con 7 o 8 buoni giocatori mentre gliene servirebbero almeno 22 – conclude -. Quella di oggi, per me da juventino malato come sono io e come lo sono tutti i nostri tifosi, non è più la Juventus né nei dirigenti né nella maggior parte dei giocatori. #ForzaJuve #finoallafine … ma ci siamo vicino".