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Migranti, come arrivano in Italia: gioco sporco, ecco il tariffario

di Pietro Senaldi giovedì 10 novembre 2022

4' di lettura

«L'aria è cambiata», esulta il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini. Già, perché la Francia ha deciso di aprire il porto di Marsiglia alla Ocean Viking, una delle navi delle Ong che premevano al largo della Sicilia, cariche di immigrati, per lo più bengalesi e pakistani. Probabilmente dopo un confronto a quattr' occhi in Egitto con Giorgia Meloni, il presidente francese Macron ha deciso di risolverci un bel problema, sempre che non si rimangi la parola, come accaduto nella scorsa legislatura, dopo una sollevazione dello scalo marittimo provenzale. Il guaio è che, come cantano Orietta Berti e Fedez, ora di problemi ce ne restano mille. Intendiamoci, quella di ieri è una vittoria importante per il nostro governo, che con il reiterato divieto di sbarco ai clandestini in arrivo dal cuore dell'Asia ha voluto dare un segnale al mondo che è ripartita la guerra ai trafficanti di uomini, favorita invece, dopo l'addio al Viminale prima di Minniti e poi di Salvini, dal lassismo, se non dalla complicità ideologica, dei precedenti esecutivi.

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Sarebbe ingenuo però anche solo ipotizzare che la ripartizione tra i Paesi europei possa essere un obiettivo realizzabile per il nostro governo. Gli altri Stati non vogliono farsi carico di chi preme per sbarcare in Italia e l'Europa se ne lava le mani, insensibile anche agli accorati appelli del Papa. Ce lo confermano quasi trent' anni di tira e molla, e il fatto che Polonia, Germania e Ungheria siano state invase da milioni di profughi dopo la destabilizzazione della Siria e lo scoppio della guerra in Ucraina ci lascia ancora più soli nell'arginare i flussi in arrivo dall'Africa. Che fare allora, visto che non possiamo inscenare un braccio di ferro per ogni nave che arriva e neppure correre il rischio che, in attesa che qualche nazione amica ci dia una mano, un Tar regionale imponga lo sbarco per sentenza, sollecitato dai ricorso delle Ong? Prima di rispondere, vale la pena sfatare la narrazione che la sinistra e i suoi media stanno facendo del dramma degli immigrati prigionieri delle navi delle Ong.

TUTTO PIANIFICATO
Dobbiamo salvare i profughi, si dice. Ma a parte che i bengalesi e i pakistani a bordo delle navi delle Ong sono già salvi, visto che non corrono nessun rischio, l'impopolare verità consiste nel fatto che il loro soggiorno sulla Ocean Viking o sulle altre imbarcazioni umanitarie non costituisce il fortunato e imprevedibile epilogo di una tragica odissea. Lo sbarco in Sicilia infatti è la tappa finale di un viaggio preparato a tavolino da organizzazioni criminali internazionali che hanno la testa nell'est Europa e speculano miliardi sulla sorte di disgraziati, illusi di trovare qui il Bengodi, che pagano anche 8-10mila euro per arrivare in Italia.

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La tratta di immigrati è il terzo traffico illegale planetario per fatturato, dopo il traffico di stupefacenti e quello di armi e i bengalesi e i pakistani coprono l'80% della distanza tra il loro Paese d'origine e noi su aerei dei quali hanno pagato il biglietto. Partono perché il Covid ha messo in ginocchio il Bangladesh e le tensioni politiche permanenti impediscono la crescita del Pakistan. Sono spinti a farlo dalle famiglie, che sperano nelle rimesse di chi se ne va. Atterrano al Cairo, direttamente a Tripoli, per essere poi ammassati nei centri di raccolta libici dove, in attesa di salpare sui gommoni degli scafisti, vengono derubati, picchiati, sfruttati, umiliati. Una volta preso il mare, gli scafisti telefonano alla nostra Guardia Costiera, che raccoglie il loro carico umano prendendo in cambio ricchi rimborsi, mentre i più sfortunati vengono tirati a bordo dalle navi delle ong e finiscono in prima pagina. 

SOLUZIONE?
Che fare allora, si diceva, vi sto che quando i clandestini so no imbarcati non si può che sal varli in qualche modo? L'unica soluzione al problema la si può trovare in Africa, stanziando denaro. La Libia è assetata di quattrini e si vende al miglior offerente, che al momento sono gli scafisti. Senza rispolverare la dottrina Minniti, che ci porto nel 2017 a diminuire radicalmente gli sbarchi, avere 25mila rimpatri e costruire un centro di raccolta dei clandestini gestito dalle Nazioni Unite, basta ricordare che l'Europa dà sei miliardi l'anno al dittatore Erdogan per fermare, dio sa in che modo, i flussi dal Medio Oriente. Ne sarebbero sufficienti tre, a detta degli esperti, per normalizzare la situazione in Libia.

COME SI VINCE LA GUERRA
Il blocco delle navi resta un messaggio fortissimo al mondo, un invito a non partire rivolto a chi, per quanto disperato, ha diecimila euro, che in Bangladesh sono come 200mila in Italia, da investite in un viaggio drammatico e dall'esito incerto. Ma la guerra agli scafisti e al traffico di esseri umani si gioca e si vince in Africa, non in mare.

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