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Immigrazione, se l'Onu vuole vietarci perfino di difendere i nostri confini

di Pieremilio Sammarco * lunedì 25 settembre 2023

2' di lettura

Le Nazioni Unite, segnatamente il suo ufficio per i diritti umani, il 18 settembre scorso ha pubblicato un rapporto sull’impatto che le nuove tecnologie di sorveglianza adottate dagli stati per proteggere i propri confini dalle orde migratorie producono sui diritti dei migranti. Si tratta di un documento dal contenuto paradossale, perché tutto incentrato sulla protezione dei diritti dei migranti e del tutto insofferente verso la protezione dei territori degli stati oggetto dell’invasione migratoria.

Per rendersene conto, di seguito alcuni stralci. Il rapporto afferma che le tecnologie digitali, in particolare i sistemi di videosorveglianza, i droni e le torridi controllo e perfino l’intelligenza artificiale impiegati alle frontiere terrestri e marittime da numerosi stati, possono pregiudicare i diritti umani perché, invece di fornire sostegno ai migranti e ai potenziali richiedenti asilo, creano ostacoli per l’attraversamento delle frontiere. Inoltre, sempre secondo il documento in questione, le tecnologie digitali espongono i migranti a rischi per la loro incolumità perché costoro, nell’eludere i percorsi sorvegliati per non essere scoperti, possono farsi male.

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In aggiunta, si legge che l’uso delle tecnologie di sorveglianza viene stigmatizzato perché limita la libertà di movimento dei migranti. Leggendo questo rapporto dell’ONU non si può non constatare come vi sia un capovolgimento delle situazioni giuridiche da tutelare: la sovranità dello stato volta ad assicurare l’integrità dei propri confini, nonché il diritto a mantenere un ordine ed una pace sociale garantita dall’assenza di persone che entrano irregolarmente nel territorio, cedono il passo alla pretesa tutela dei diritti dei migranti a non essere controllati nel loro accesso alle frontiere. Seguendo questa impostazione, il passo è breve per leggere tra poco tempo qualche bizzarra sentenza che condanna lo stato per la violazione della privacy del migrante. 
(*) Professore Ordinario di Diritto Comparato

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