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Tunisia, italiano arrestato: "Costruiva barconi per i migranti"

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Un cittadino italiano è stato arrestato in Tunisia per aver fabbricato imbarcazioni utilizzate dai migranti irregolari che salpano dal Paese nordafricano per attraversare il Mediterraneo. Lo ha reso noto il portavoce dei tribunali di Sousse e Mahdia, Farid Ben Jha, nel corso di un intervento su Jawhara Fm, secondo quanto riportano i media tunisini.

Il portavoce ha spiegato che nell'ambito di un'indagine aperta in seguito all'arresto di sei persone che si preparavano a migrare illegalmente è stata identificata la persona dietro la fabbricazione delle imbarcazioni. È un italiano che vive a Monastir che possiede un laboratorio di produzione di barche e che aveva precedentemente lavorato in una fabbrica di produzione di barche. Ben Jha ha precisato che la polizia ha trovato anche della droga nella sua abitazione. L'italiano, la cui identità non è stata resa nota, è accusato di detenzione di sostanze stupefacenti e di associazione a delinquere finalizzata all'attraversamento irregolare delle frontiere marittime tunisine

La vicenda, decisamente singolare, si inquadra intanto nel rinnovato dibattito sull'accoglienza, con Cei e Mediterranea Saving Humans impegnati fianco a fianco nelle acque del canale di Sicilia per recuperare migranti con le loro navi e portarli in Italia. 

"Ringrazio Papa Francesco, che con il discorso di oggi 'Mare e deserto' ci spinge a non avere paura. Si rivolge in particolare ai cristiani - questo discorso lo ha pronunciato nello spazio riservato di solito alla catechesi del mercoledì - e dice chiaramente le cose come stanno, senza mediazioni. Dall'inizio dell'anno ci sono più di mille morti affogati nel Mediterraneo, eppure alcuni che si dicono cristiani e stanno al governo, gioiscono per il 'calo degli sbarchi'", sono le parole di Luca Casarini, capo missione di Mediterranea Saving Humans.

All'udienza generale, il Pontefice ha ricordato che "il Mare Nostrum, luogo di comunicazione fra popoli e civiltà, è diventato un cimitero", sottolineando che respingere i migranti, "quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave". "Il Papa parla anche della pratica disumana della deportazione nel deserto - prosegue Casarini -, inaugurata con il patto Italia-Tunisia e messa in atto abbandonando oltre 1.200 persone al confine tra Tunisia e Libia, e Tunisia e Algeria. Ci sono molti bambini abbandonati a morire, eppure qualcuno rivendica gli accordi per fermare gli esseri umani con Paesi che non rispettano i diritti umani".

Il capo della Ong italiana ricorda, citando i dati dell'Oim, che dall'inizio dell'anno sono "14.000 le persone catturate in mare e deportate in Libia dalle milizie sia di Tripoli che di Haftar". "Finiscono in stato di detenzione nei lager - sottolinea -, eppure le autorità italiane ed europee collaborano con queste bande di criminali, veri padroni del traffico di esseri umani. Il Papa ci invita a non avere paura a opporci a questo scempio, a questa ingiustizia. A non avere paura, come cristiani, a organizzarci contro la logica dell'indifferenza. Questo non è l'unico mondo possibile. Esiste la fraternità, in mare e in terra, ed esiste la potenza dell'amore e non solo il potere dell'odio. Grazie Papa Francesco, noi andremo avanti con chi è cristiano e chi non lo è". 

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