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La Lega lancia la guerra alla islamizzazione: la mozione che cambia tutto

di Fabio Rubinidomenica 26 ottobre 2025
La Lega lancia la guerra alla islamizzazione: la mozione che cambia tutto

3' di lettura

Matteo Salvini e la Lega hanno messo l’islamizzazione nel mirino. Il tema, non nuovo dalle parti di via Bellerio, è tornato centrale nelle politiche leghiste in seguito alla guerra in Medioriente e al conseguente insorgere del movimento pro-Pal a forte connotazione islamica. Le numerose ombre sui finanziamenti alla Flotilla da parte di Hamas e le piazze che sempre di più acclamano l’islam radicale, hanno convinto il Carroccio a pigiare forte sull’acceleratore. Il vicepremier, nell’intervista concessa a Libero venerdì scorso, ha annunciato entro dicembre l’arrivo in Parlamento di un nuovo impianto legislativo con una stretta che riguarderà proprio il contrasto all’islamizzazione, con norme restrittive ad esempio in tema di ricongiungimenti, ma non solo quello. Si pensa, ad esempio, ad un permesso di soggiorno a punti, finiti i quali vieni espulso.

Nel frattempo, come spesso accade in Lega, a muoversi per primi sono stati i territori. Ed è così che ieri nella sede provinciale della Lega di Monza, l’europarlamentare Silvia Sardone e il capogruppo in Consiglio regionale Alessandro Corbetta, hanno rilanciato la guerra al velo integrale. Una battaglia che parte dal Consiglio comunale di Lissone, che ha approvato una mozione che impegna la giunta a stilare un’ordinanza per vietare l’ingresso negli edifici comunali a uomini e donne col volto coperto. «Da Monza - spiegano Sardone e Corbetta - parte una battaglia di civiltà. Lissone è stato il primo Comune ad aver approvato una mozione di questo tipo, seguendo la linea tracciata nel 2015 e ribadita a gennaio da Regione Lombardia».

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Lissone sarà il primo Comune in Italia ad emanare un’ordinanza di questo genere, ma non l’unico: «L’idea della Lega è quello di presentare questa mozione in tutti i Comuni, soprattutto in quelli dove il fenomeno dell’islamizzazione è particolarmente presente». Concretamente, come già avviene ad esempio nei palazzi della Regione e negli ospedali lombardi, verranno affissi cartelli con il divieto d’ingresso a chi ha il volto coperto. Una tendenza sempre più diffusa nella cultura islamica, che per aggi rare norme già esistenti non lesina trucchetti, «come quello - spiega Corbetta - delle donne che si coprono il viso con le mascherine». Per Silvia Sardone, costretta a vivere sotto scorta proprio a causa delle minacce dei fondamentalisti islamici «questa non è solo una battaglia per la sicurezza, ma anche per la libertà delle donne islamiche e anche delle bambini. Tra le proposte della Lega ci saranno anche due passaggi fondamentali. Il primo riguarda la creazione di un reato che punisca chi obbliga le donne ad occultarsi il viso. La seconda è che il divieto di indossare il velo deve essere istituito subito nelle scuole, non posso credere che bimbe di 5 o 7 anni si coprano il capo per convinzione religiosa. Lo fanno perché sono costrette».

A questo proposito Silvia Sardone racconta un aneddoto esemplificativo: «Durante un convegno sono stata avvicinata da un’insegnante che mi ha spiegato che quando una bambina musulmana finisce nel banco con un suo coetaneo maschio - cosa perfettamente normale in Italia - i genitori vanno dal preside a minacciare di non mandare più la loro figlia a scuola se non cambierà posto. Ecco, questa è una sottomissione inaccettabile».

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In realtà a livello nazionale una legge del genere esiste già, il problema, come spesso accade in Italia, è che una serie di sentenze della Cassazione l’hanno di fatto depotenziata. «Proprio per questo è necessario che il Parlamento intervenga con una nuova legge - spiegano Sardone e Corbetta -. Il deputato Igor Iezzi ha depositato un testo tempo fa e recentemente anche Fdi ha fatto altrettanto. Partiamo da lì».

Sardone e Corbetta, infine assicurano che: «Fino a quando ci sarà la Lega difenderemo la libertà delle donne, la sicurezza dei cittadini e l’identità delle nostre comunità. Chi vive qui rispetta le nostre regole e la libertà delle donne». Anche perché «non si può usare la derubricare alla “cultura” di alcuni di Paesi - conclude Sardone - comportamenti che di fatto negano la parità tra uomo e donna. Fino a quando le associazioni islamiche non firmeranno un concordato con lo Stato italiano la battaglia della Lega non si fermerà».