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Usa, il Congresso verso la fine dello shutdown record

di TMNews martedì 11 novembre 2025
1' di lettura

Washington, 11 nov. (askanews) - Negli Stati Uniti si intravede la fine del più lungo shutdown federale della storia, durato oltre quaranta giorni. Il Senato ha approvato un pacchetto di finanziamento temporaneo che ora passa alla Camera dei Rappresentanti per il voto finale.

"È stata una strada molto lunga, letteralmente il più lungo shutdown della storia - ha osservato John Thune, leader della maggioranza al Senato (Repubblicano, South Dakota) - Sono davvero felice di poter dire che stiamo arrivando alla fine".

Più di un milione di dipendenti pubblici sono rimasti senza stipendio dal primo ottobre, con servizi sospesi e voli cancellati in tutto il Paese. La pressione politica per sbloccare lo stallo è cresciuta giorno dopo giorno. "Sono grato a tutto il personale del Congresso per il servizio svolto in queste settimane - ha aggiunto Thune - So che la tensione è stata enorme: avete famiglie, affitti, bollette, mutui. Eppure avete continuato a far funzionare il Senato".

Il provvedimento approvato consentirà la riapertura del governo federale fino a gennaio, garantendo fondi anche per programmi come gli aiuti alimentari SNAP e i servizi ai veterani.

Susan Collins, senatrice repubblicana del Maine, ha affermato: "Riapriremo il governo. Tutti i dipendenti federali, che siano stati sospesi o costretti a lavorare senza paga, riceveranno finalmente la retribuzione che hanno guadagnato e meritano".

Il testo dovrà ora essere approvato dalla Camera, controllata dai Repubblicani, prima di arrivare sulla scrivania del presidente Donald Trump, che ha definito l'accordo "molto buono" e promesso una rapida firma.

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Nei giorni che precedono il voto, l'attenzione è concentrata soprattutto sui due candidati più accreditati: Jeannette Jara, esponente della coalizione di centro-sinistra progressista e già ministra del Lavoro, e José Antonio Kast, rappresentante del Partito Repubblicano di destra.

Jara ha dichiarato che, se eletta, lascerà il Partito Comunista per guidare "tutti i cittadini, non un partito", prendendo le distanze dalle posizioni più radicali. Kast punta invece sulla sicurezza e sui temi dell'immigrazione.

A insidiare entrambi è Johannes Kaiser, candidato del Partito Libertario Nazionale, che ha guadagnato consensi con una campagna incentrata su criminalità e immigrazione, proponendo anche di deportare i migranti con precedenti penali in El Salvador. Kaiser, ex deputato del Partito Repubblicano, è noto per le sue posizioni ultraconservatrici e per l'ammirazione dichiarata verso l'ex dittatore Pinochet.

Tra gli altri candidati figurano Evelyn Matthei, del blocco di centro-destra "Chile Vamos", Franco Parisi del "Partido de la Gente", Marco Enrìquez-Ominami, già più volte in corsa per la presidenza, Harold Mayne-Nicholls e Eduardo Artés del Partito Comunista d'Azione Proletaria.

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