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Amm. Munsch: su Mediterraneo l'Italia e la Nato lavorano insieme

di TMNews lunedì 17 novembre 2025
3' di lettura

Napoli, 17 nov. (askanews) - Sulla sicurezza e la pace nel Mediterraneo "l'Italia e la Nato stanno lavorando insieme". Lo afferma Stuart Benjamin Munsch, ammiraglio a quattro stelle della Marina degli Stati Uniti d'America che guida le forze navali Usa in Europa e in Africa, nonché dal 27 giugno 2022 il comando alleato congiunto delle forze Nato a Napoli (Jfc Naples). In un'intervista rilasciata in esclusiva ad askanews, Munsch - che in questi anni ha avuto un osservatorio privilegiato sui problemi legati al Mare Nostrum - spiega:

"Non si può separare l'Italia dal Mediterraneo. Sono due mondi che vanno di pari passo, ed è sempre stato così. Quindi è perfettamente normale che abbiate un profondo interesse per il Mediterraneo e la Nato è un'Alleanza a 360 gradi, il che significa che guardiamo, fisicamente ma anche metaforicamente, in tutte le direzioni e a tutti i tipi di minacce".

Per secoli dice l'ammiraglio, il Mediterraneo è stato la chiave per questa parte di mondo.

"Da moltissimo tempo, è così. E se il Mediterraneo era la chiave, Napoli lo era a sua volta per il Mediterraneo. Aveva perfettamente senso che un quartier generale della NATO fosse qui in Italia fin dalla istituzione dell'Alleanza nel 1951, e il Mediterraneo rimane vitale per l'influenza economica che esercita, così come per l'accesso che rappresenta ad Europa, Africa e Medio Oriente. Lo possiamo vedere proprio ora, con i conflitti in corso nella regione, con la Russia che combatte contro l'Ucraina, e con ciò che accade nella regione del Levante e nel Mediterraneo orientale. I conflitti non mancano e c'è una reale preoccupazione, se questi dovessero confluire e diventare un unico grande conflitto. Fortunatamente, finora siamo riusciti a impedire che ciò accadesse, ma questo è solo un esempio di quanto sia importante il Mediterraneo per il resto del mondo".

Ma come si mantiene la pace in questo bacino da sempre sconvolto dalle guerre?

"Per l'Italia, data la vostra posizione, ci sono minacce provenienti dal mare, alcune delle quali anche nell'ambiente sottomarino. Alla luce di quanto accaduto nel Baltico, dove si sono verificati danni a oleodotti e cavi di comunicazione, è normale che la posizione dell'Italia nel mezzo del Mediterraneo desti preoccupazioni. Anche data l'attività economica che si svolge tra l'Italia e gli altri Paesi affacciati sul Mediterraneo, incluso il Nord Africa, il traffico che passa attraverso il canale di Suez e per l'Italia. Ci sono inoltre preoccupazioni in materia di immigrazione: le persone migrano da e verso l'Italia da sempre, e nell'era moderna, l'Italia vorrebbe che ciò avvenisse in modo controllato, ovviamente. E vogliamo che le persone siano protette in mare, e che non ci siano grandi perdite di vite umane. Tutte cose su cui Italia e NATO stanno lavorando insieme".

La Marina Militare italiana partecipa attivamente alle missioni NATO nel Mediterraneo orientale. Missioni spesso destinate anche a monitorare l'aumento delle navi russe nel bacino: una situazione descritta come allarmante e senza precedenti. Lei che, nel corso della sua lunga carriera, ha anche comandato la quinta Submarine Development Squadron (DEVRON) come valuta la situazione? La minaccia russa si sta moltiplicando solo in superficie? Siamo preparati a tutto questo?

"La Marina russa si è trasformata", spiega Munsch. "Hanno perso il 40% delle loro navi nel Mar Nero, distrutte dagli ucraini, ma hanno continuato a costruirne di nuove. Hanno costruito più navi nuove di quante ne abbiano perse. Non solo: rimangono operativi, soprattutto in ambiente subacqueo, con i loro sottomarini. Stanno passando da navi di grandi dimensioni a navi più piccole, per lo più lanciamissili. Questo è a loro favore, ma hanno avuto molti problemi con la manutenzione delle navi e il mantenimento dei loro equipaggi. Quindi la presenza dei russi nel Mediterraneo è effettivamente diminuita negli ultimi anni a causa di questa perdita di prontezza e della capacità di mantenere le loro navi. Ora vogliamo contenerli il più a est possibile, per ridurre al minimo la loro influenza. La Marina Militare italiana sta lavorando diligentemente su questo, insieme con altre marine militari che fanno parte della NATO, ma i russi torneranno quando questa guerra con l'Ucraina sarà finita. Persevereranno nel cercare di espandere la loro influenza, e quindi dobbiamo continuare a rendere la NATO sempre più forte per poter contrastare questo fenomeno in futuro".

Intervista di Cristina Giuliano

Montaggio di Linda Verzani

Immagini Nato, Askanews

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Cybersecurity, Fondazione Serics: lascito è specializzazione giovani

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SERICS ha sviluppato una rete interdisciplinare che ha prodotto prototipi, brevetti, piattaforme e strumenti destinati a imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini. Tra questi, la piattaforma Ida - Information Disorder Awareness, che utilizza l'intelligenza artificiale per analizzare e prevenire la disinformazione online; CallTrust, sistema innovativo per autenticare le comunicazioni telefoniche e contrastare le truffe di tipo vishing; CryptoAC, framework di crittografia distribuita per la protezione dei dati nel cloud; e CyberTour, il percorso formativo che ha portato la cultura della sicurezza digitale in nove regioni italiane, coinvolgendo amministratori pubblici, Pmi e studenti. A questi si aggiungono soluzioni che stanno contribuendo al rafforzamento della sicurezza aerea e della fiducia digitale.

I risultati sono stati esposti al SERICS Final Event del 12 e 13 novembre a Roma: due giornate di dialogo e approfondimento dedicate al futuro della cybersicurezza nazionale e internazionale, con la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, del mondo scientifico e del sistema produttivo, cui sono state illustrate le risultanze dei 10 spoke che hanno avuto per oggetto: Aspetti umani, sociali e legali; Disinformazione e Fake News; Attacchi e difese; Sicurezza dei sistemi operativi e della virtualizzazione; Crittografia e sicurezza dei sistemi distribuiti; Sicurezza del software e delle piattaforme; Sicurezza delle infrastrutture; Gestione del rischio e governance; Messa in sicurezza della trasformazione digitale; Governance e protezione dei dati.

La cybersicurezza - ha sottolineato il professor Vincenzo Loia, presidente della Fondazione SERICS - non è più solo una questione tecnica, ma una dimensione della cittadinanza digitale. Significa tutelare i diritti, la libertà e la fiducia dei cittadini nello spazio informativo. SERICS ha lasciato un segno importante, costruendo un metodo di collaborazione vincente tra ricerca e industria, capace di generare conoscenza e soluzioni concrete. La Fondazione Serics ha lasciato un'eredità significativa, avendo creato una categoria di giovani altamente specializzati e una filiera nazionale/europea di professionisti nel campo della cybersicurezza. Questa rete di competenze rappresenta una risorsa preziosa per il Paese, che può essere sfruttata sia nel settore pubblico che in quello privato. Data l'importanza crescente della cybersicurezza a livello globale, è fondamentale continuare a investire e valorizzare questa filiera di professionisti altamente qualificati .

Alessandro Armando, presidente del Comitato scientifico della Fondazione, direttore del Laboratorio Nazionale di Cybersecurity del CINI e docente all'Università di Genova e all'IMT di Lucca: Grazie a SERICS è stato possibile orientare l'ecosistema nazionale della ricerca in cybersecurity su aree tematiche strategiche, sperimentando un modello di lavoro integrato e interdisciplinare che non ha precedenti neppure a livello internazionale. SERICS non è solo un progetto di ricerca: è un modo nuovo di organizzare la ricerca, valorizzarla e indirizzarla verso i bisogni del sistema produttivo e della pubblica amministrazione. Abbiamo messo a punto un programma molto importante di formazione avanzata, pensato per gli operatori di cybersecurity che operano nelle infrastrutture critiche nel nostro Paese, che sta ricevendo un ritorno molto interessante da parte appunto di enti e organizzazioni, sia pubbliche che private. Abbiamo dato una grande attenzione all'aspetto del trasferimento tecnologico, ovvero come migrare e trasformare queste idee che sono sviluppate dai nostri ricercatori nei laboratori, in soluzioni che possono essere usate nel mercato e potenziare quindi le difese rispetto alla minaccia cibernetica.

Rocco De Nicola, vicepresidente Fondazione SERICS: "Il progetto SERICS si è affermato come il punto di riferimento per la cybersecurity italiana nella ricerca e nella formazione. L'ampio materiale prodotto dalla Cyber Academy sarà sfruttato al meglio per supportare questa missione formativa".

Con il completamento del triennio, la Fondazione SERICS consegna dunque al Paese una rete di eccellenze e un patrimonio di competenze che continueranno a rafforzare la capacità italiana di proteggere infrastrutture, imprese e cittadini in un cyberspazio sempre più complesso e interconnesso.

TMNews

Procos, doppio Premio Felix per sostenibilità e governance

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Amm. Munsch: per Nato sarà chiave la difesa aerea e missilistica

Napoli, 17 nov. (askanews) - "Un elemento significativo negli anni a venire per l'Alleanza sarà la difesa aerea e missilistica". A spiegarlo è Stuart Benjamin Munsch, ammiraglio a quattro stelle della Marina degli Stati Uniti d'America, alla guida delle forze navali Usa in Europa e in Africa, nonché dal 27 giugno 2022 del comando alleato congiunto delle forze Nato a Napoli (Jfc Naples). In un'intervista rilasciata in esclusiva ad askanews gli chiediamo quanto è stato efficace Jfc Naples nell'affrontare l'instabilità nei Balcani, in Medio Oriente e in Nord Africa? In che modo il quartier generale ha supportato la risposta della NATO alle pressioni migratorie e alla disinformazione legate alle minacce ibride?

"Questo quartier generale è responsabile - ci spiega l'ammiraglio -, per conto della NATO, della regione dei Balcani. Il nostro impegno principale lì è la nostra forza in Kosovo, la Kosovo Force (KFOR) che conta circa 4500 uomini. Siamo lì per mantenere un ambiente sicuro e protetto e la libertà di movimento per tutti i popoli, indipendentemente dalla comunità in cui vivono, all'interno del Kosovo. Quella parte dei Balcani è particolarmente difficile a causa delle profonde divisioni etniche. A questo aspetto presto attenzione ogni singolo giorno nel mio lavoro, monitorando le condizioni sul posto, confrontandomi con il nostro comandante in Kosovo, e collaborando con le nazioni limitrofe per migliorare la stabilità. Altra instabilità può derivare da minacce ibride come gli attacchi informatici e i sabotaggi in Europa. Questi provengono principalmente, ancora una volta, dai russi. Da qui l'importanza dell'intelligence e della condivisione delle informazioni tra le nazioni della NATO, per individuare quando il problema potrebbe aggravarsi e come affrontarlo per prevenirlo: lavoriamo in questo quartier generale con tutte le nazioni nella nostra area per rafforzare queste difese".

Un altro aspetto è la difesa aerea e missilistica, ci dice.

"Sono certo che l'opinione pubblica capisca quanto sia facile oggigiorno lanciare un drone a lunga distanza e colpire obiettivi. In tutta l'Alleanza, dobbiamo lavorare per migliorare la nostra difesa aerea e missilistica per contrastare queste minacce in futuro, e questo sarà un elemento significativo negli anni a venire per la NATO".

Lei cederà a breve il comando di Jfc Naples. Cosa lascia in sospeso per il prossimo comandante e come prevede che cambieranno le priorità strategiche della NATO negli anni a venire?

"Il lavoro non finisce mai quando si tratta di deterrenza e difesa, quindi ci sono sempre cose da rivedere", commenta Munsch. "Abbiamo fatto molti progressi con i piani di difesa che abbiamo elaborato, riorientando le nostre esercitazioni militari per provare parti di quei piani di difesa, trasformando il nostro quartier generale in quartier generale operativo e, in generale, elaborando una roadmap strutturata per modificare le condizioni del teatro operativo e renderle più favorevoli a noi. Alla base di tutto ciò c'è una crescente integrazione di tutte le forze della NATO. Sia per tutte le nazioni che collaborano, sia per le diverse forze armate, gli eserciti, le marine e le aeronautiche".

C'è poi, quello che viene chiamato "all domain warfare".

"L'apice dell'integrazione" afferma Munsch. "Si tratta di unire navale, aereo, terrestre, informatico, spaziale, elettronico e le forze operative speciali, ed essere in grado di gestirle come un'unità integrata contro l'avversario. È molto difficile da realizzare. Ma mentre studio ciò che è accaduto nella guerra tra Russia e Ucraina e nel Levante, è molto chiaro che questo è il futuro, e quindi noi della NATO dovremo continuare a lavorare su questo".

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Roma, il Mausoleo di Sant'Elena risplende ed è più accessibile

Roma, 17 nov. (askanews) - Nell'anno giubilare è finalmente più fruibile e accessibile a romani, visitatori e pellegrini, un luogo simbolo del V Municipio di Roma e di Tor Pignattara, il Mausoleo di Sant'Elena con il suo Antiquarium, grazie all'intervento di restauro, valorizzazione e messa in sicurezza, un progetto curato dalla Soprintendenza Speciale di Roma nell'ambito del PNRR Caput Mundi, e dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, competente per le Catacombe Cristiane di Roma e d'Italia.

Il Mausoleo venne edificato nel IV secolo dall'imperatore Costantino e qui venne sepolta sua madre Elena che secondo molti influì sulla conversione del figlio e sulla promulgazione dell'editto di Milano del 313 che diede libertà di culto ai cristiani. Il nome del quartiere romano di Tor Pignattara deriva da qui, quando un crollo di parte della volta mise in luce le anfore-pignatte incorporate nella muratura per alleggerirla.

La Soprintendente Speciale Daniela Porro: "In questo Antiquarium sono raccolti e presentati dei reperti che provengono da questa zona, quindi sono reperti che sono rimasti vicini al loro contesto e questo è un valore aggiunto. L'intervento PNRR oltre ad aver migliorato questo luogo, la sistemazione esterna, la pavimentazione, la sistemazione del verde, ha reso questo monumento e quest'Antiquarium più accessibile sia per i disabili motori che per i disabili cognitivi e sensoriali. Non solo, ma rende possibile una fruizione più ampia per il pubblico".

Oltre a pannelli tattili, video guide in Lis, ricostruzioni 3D e nuove illuminazioni, è stato anche inaugurato un nuovo ingresso alle Catacombe dei santi Marcellino e Pietro da cui si accedeva all'esterno. In realtà, è stato riaperto l'antico passaggio che risale al 1769, che le collegava direttamente all'interno del Mausoleo.

Monsignor Pasquale Iacobone, presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra: "È stato laborioso ma ci siamo riusciti, volevamo realizzarlo nell'anno del Giubileo, per creare un nuovo circuito più semplice, è un valore aggiunto per la visita al Mausoleo e alle Catacombe e un modo per renderle più fruibili e accessibili a tutti".

Le catacombe si estendono su una superficie di circa 18mila metri quadri con preziosi reperti paleocristiani e il nuovo accesso ha permesso di rendere visitabili nuove spazi. Un progetto che punta anche a valorizzare sempre di più le periferie, coinvolgendole nei circuiti turistici con proposte inclusive. "Roma non è soltanto i grandi attrattori turistici, il Colosseo, Fontana di Trevi, Castel Sant'Angelo, è anche il suburbio con i suoi luoghi straordinari e questo in particolare è importante sia dal punto di vista culturale che dal punto di vista spirituale", ha aggiunto la Soprintendente Porro.

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