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Rogo a Castel Gandolfo, l'ultimo video della sede amata da Benedetto XVI

di di Andrea Cionci giovedì 12 ottobre 2023
3' di lettura

Un'inquietante “sfortuna” continua ad accanirsi sui beni prediletti da papa Benedetto XVI. In giugno, fu rubata dalla parrocchia di Traunstein la croce pettorale dorata che papa Ratzinger
indossava nelle grandi occasioni. Il presunto ladro è stato trovato, pochi giorni fa, dalla polizia tedesca, ma non vuole assolutamente rivelare dove si trova la croce, nonostante la possibile attenuazione della pena. Come mai? Paura di qualche ritorsione da parte di potenti committenti del furto?

Ora torna protagonista il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, dal ‘600 residenza estiva dei papi, molto amata da Benedetto XVI, poi musealizzata da Bergoglio che non ci ha mai abitato. Già nel 2020, “qualcuno” aveva dato ordine di sradicare, dal giardino, la vigna prediletta di papa Ratzinger, per costruirvi sopra una sala convegni. Il progetto è naufragato e quella vigna dal prezioso simbolismo biblico è stata estirpata per niente, o forse, chissà, per colpire papa Benedetto che aveva appena pubblicato un libro insieme al card. Sarah, per il mantenimento del celibato sacerdotale. Un’iniziativa certamente non gradita da Bergoglio.

Alcuni giorni fa, invece, a Castel Gandolfo è arrivato il fuoco. Nonostante il Vaticano non ne abbia dato notizia, un incendio ha distrutto una delle sale situate al piano nobile, abitato per
ultimo da papa Ratzinger. Ancora misteri. Il direttore responsabile del museo Andrea Tamburelli riferisce a Il Messaggero: «Io non posso parlare. Bisogna parlare con suor Raffaella
Petrini». E perché non può parlare se, dopotutto, è il responsabile? La sala sarebbe “in uno stato devastante, con tutti i soffitti avvolti dal nerofumo, quadri rovinati, l'antica tappezzeria polverizzata e cenere ovunque”. Come prevedibile, il Vaticano esclude un’azione dolosa, “probabilmente tutto - spiega il portavoce della Sala stampa vaticana Matteo Bruni - è partito da un corto circuito dell'impianto di condizionamento”.

Tuttavia, la credibilità della comunicazione vaticana, negli ultimi dieci anni, è in ribasso, considerando alcuni passi falsi come l’indebita attribuzione delle parole “Il papa è uno solo, Francesco” a papa Benedetto,

QUI; Le quattro diverse versioni sul malanno di Bergoglio durante uno degli ultimi ricoveri; la messinscena della visita “improvvisata” di Bergoglio al negozio di dischi, con il suo fotografo personale appostato “casualmente” sulla soglia

QUI: Ricordiamo anche l’oscuramento della lettera di Ratzinger, ad opera di Mons. Dario Viganò, sulla mancata recensione ai libri sulla teologia di Bergoglio, o la finta diretta di Bergoglio da Fabio Fazio sbugiardata da Dagospia. Se l’incendio fosse stato, al contrario, doloso, si potrebbe supporre una ritorsione, uno sfregio, un’intimidazione verso i sostenitori di papa Benedetto, o forse un rituale afferente a spiritualità, per così dire, “antagoniste”. Neanche a farlo apposta, lo scrivente, qualche giorno fa, aveva pubblicato sul suo canale

QUI:  un piccolo reportage fra le stanze di Castel Gandolfo che furono abitate per ultimo da papa Benedetto. Ve lo proponiamo. Bisogna tenere in considerazione che le affermazioni circa l’illegittimità di Bergoglio come papa, contenute nel video, si basano su un triennale lavoro d’inchiesta, premiato recentemente in Campidoglio col Premio Internazionale Cartagine 2023, ricco di 700 articoli, 300 podcast, un bestseller di 340 pagine venduto in 18.000 copie. 

I risultati dell’indagine, suffragata da magistrati antimafia, teologi, canonisti, avvocati, storici della Chiesa, latinisti di chiara fama, sono consultabili in questi tre brevi documentari.
Dies Irae”: qui si illustra come papa Benedetto si è fatto porre in “sede totalmente impedita” per poter rimanere il vero papa e scismare così, fin dall’inizio, qualsiasi usurpatore.

“Intelligenti pauca”: nel secondo documentario, si mostra come papa Benedetto, nell’arco di nove anni di impedimento, abbia fatto comprendere la situazione canonica con una serie di
inequivocabili messaggi. 

“Redde rationem”: nel terzo documentario si espone come la Universi Dominici Gregis fosse stata predisposta esattamente per uscire dalla presente situazione.

 

 

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“Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia”. Così Leone XIV aprendo l’omelia della messa di inizio Pontificato. Prevost ha inoltre ripercorso gli ultimi giorni: “In questi ultimi giorni, abbiamo vissuto un tempo particolarmente intenso – ha detto Leone XIV -. La morte di Papa Francesco ha riempito di tristezza il nostro cuore e, in quelle ore difficili, ci siamo sentiti come quelle folle di cui il Vangelo dice che erano ‘come pecore senza pastore’ . Proprio nel giorno di Pasqua, però, abbiamo ricevuto la sua ultima benedizione e, nella luce della Risurrezione, abbiamo affrontato questo momento nella certezza che il Signore non abbandona mai il suo popolo, lo raduna quando è disperso e ‘lo custodisce come un pastore il suo gregge’. In questo spirito di fede, il Collegio dei Cardinali si è riunito per il Conclave; arrivando da storie e strade diverse, abbiamo posto nelle mani di Dio il desiderio di eleggere il nuovo successore di Pietro, il Vescovo di Roma, un pastore capace di custodire il ricco patrimonio della fede cristiana e, al contempo, di gettare lo sguardo lontano, per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi. Accompagnati dalla vostra preghiera, abbiamo avvertito l’opera dello Spirito Santo, che ha saputo accordare i diversi strumenti musicali, facendo vibrare le corde del nostro cuore in un’unica melodia”